Recensione: Una lama di luce di Andrea Camilleri


Ecco che finalmente riesco a mettere su questa recensione. So che potrei metterla assieme ad altri post, ma, per fisima mia, salvo rare occasioni, mi piace pubblicare un solo post al giorno. E' che noto il mio comportamento da lettrice e lo associo agli altri. In genere leggo l'ultimo post che vedo e stop. Se il blogger ne ha pubblicato più di uno, è facile che il primo mi sfugga.
Così eccomi qui.

Titolo: Una lama di luce
Autore: Andrea Camilleri
Edizione: Sellerio (la mia è di Mondolibri)
Prezzo: 14,00 €
Trama (tratta da www.ibs.it): "Un gorgo d'angoscia governa l'alterno respiro delle storie che nel romanzo si tramescolano. Il commissario Montalbano è in apprensione. Gli orli sfumati di un sogno trasudano malessere, sensazioni superstiziose, oscure premonizioni. Un pensiero laterale stenta a chiarirsi, e perdura nella realtà come sospettosa vigilanza; e come soprassalto a ogni minima coincidenza con lo squallore infausto del sogno che di uno straccio di terra aspra e solitaria ha fatto un obitorio a cielo aperto, con bara chiusa e cadavere da riconoscere, sotto una luce itterica e di meteoropatica influenza. Persino il consueto barbugliamento di Catarella si è dato in sogno negli arcani costernanti di una locuzione latina. La rotta sequenza delle indagini, su un'aggressione a mano armata e violenza carnale, su un traffico d'armi, e su degli esportatori di opere d'arte rubate, allinea e intreccia storie di donne di forte e deciso temperamento; mentre il commissario, così esposto al lato oscuro delle cose e ai clandestini giochi della mente, è in attesa che qualcosa di non del tutto delucidato esca fuori, alla fine, da un qualche retroscena, e si riveli. Si sedimenta lo spaesamento in Montalbano. Nella vita del commissario va crescendo un senso di solitudine che accascia e predispone a una morbidità di sentimento. Livia continua a essere una voce nel telefono, una minaccia costante e fastidiosa di baruffe. Un'assenza. Una lontananza impegnativa. Irrompe in carne e ossa una donna fatale...". Salvatore Silvano Nigro

Dopo un po' di scatole chiuse (One Fifth Avenue) e di scatole chiuse bruttine (Il marchio del diavolo e Assassin's Creed 01), mi ci voleva qualcosa di sicuro. Qualcosa che sapevo mi sarebbe piaciuto con probabilità superiore al novanta percento. Sfortunatamente, quando ho bisogno di cose simili, le scelte sono limitatissime: Zafon, Camilleri, Christie, Eco. Forse c'è anche qualcun'altro, ma mi stanno comodamente in due mani. Ho optato per il mio siciliano preferito, perchè adoro il suo personaggio e adoro il suo modo di scrivere.

Stavolta Montalbano è alle prese con un sogno che dall'inizio del libro lo 'perseguita'. Nel corso della storia ritrova il campo che ha sognato, le persone, anche la scena finale, anche se con un protagonista diverso.
Questo filo conduttore un po' anomalo mi è piaciuto, anche se apprezzo in generale il commissario siciliano. Mi piace perchè è umano e, in seguito a questo, fa le cose a modo suo. E' arguto e sveglio come tutti i bravi detective suoi colleghi (Sherlock Holmes, Poirot, Philo Vance, ...) ma gli manca la loro arroganza e superiorità. Montalbano è un uomo normale. Tanto che stavolta s'innamora. Di Marian. La lontananza di Lidia non migliora le cose. La fidanzata storica, tra l'altro, sembra non stare troppo bene, e questo, lungi dal riavvicinare i due, li allontana ancora di più.
Le emozioni in questa serie di Camilleri, sono sempre abbondanti, istintive, forti. Ti ritrovi nella storia e l'utilizzo del siciliano (anche se suppongo sia italianizzato), amplia abbondantemente tali sensazioni.
Al contempo però, gli eventi si susseguono con un ritmo tale che diventa difficile parlare del libro senza fare spoiler.
Sono presenti tre filoni, due principali ed uno secondario, che il commissario segue. Due sono per dovere, l'altro perchè in un certo senso ci si ritrova invischiato. Si aiuta riflettendo sull'uno e sull'altro, intrecciando i pensieri e venendo a capo delle varie cose sia da solo che con l'aiuto dei suoi fidati uomini. Anche questa è una cosa che mi piace. In quasi tutti i libri simili, l'indagine è sempre singola e, se ce ne sono due, una delle due finisce per essere lasciata in secondo piano, raffazzonata, abbandonata. Camilleri invece, da spazio a tutte allo stesso modo e ci porta fino alla loro soluzione allo stesso modo, con chiarezza e con intuizione coerenti ed appropriate.

Personaggi: Montalbano, che ogni tanto sembra un adolescente e per questo ci piace. Un commissario stizzoso, goloso, solitario eppure incredibilmente sensibile e facile all'emozione. Camilleri lo indaga come sempre a fondo, mostrandoci tutti i suoi pensieri, i suoi sentimenti, le sue riflessioni. Gli altri sono lasciati in genere in disparte e rispettano i 'ruoli' che da libri hanno: Fazio il pignolo appassionato di genealogia, Augello che fa il bello del gruppo, Catarella ... bè, Catarella non l'ho mai capito troppo però l'ho sempre adorato. Lidia compare poco come sempre e mai in prima persona e anche se ha problemi è comunque antipatica. Neanche il finale del libro me l'ha resa più gradevole. Mentre Marian mi è piaciuta subito, solare, fresca e allegra.

La narrazione è in terza persona, ma segue esclusivamente il protagonista. Il linguaggio di Camilleri è inconfondibile e un marchio di fabbrica tipicamente suo. Difficile parlare del registro in questo caso considerando l'utilizzo di un dialetto, anche se moderato. Su questo, che a qualcuno da fastidio, io invece spendo parole positive. Scrivere i libri così, da loro un valore aggiunto. Il siciliano di Camilleri è incredibilmente cinematografico, vivido, suscita immagini, suoni e odori che in italiano corretto renderebbero molto meno. Forse ne ho già parlato in altre recensioni, ma parole come 'sciauro', hanno molta più forza dei comuni 'profumo' o 'odore'.

Giudizio finale complessivo: Come ho già detto, mi rifugio in certi libri quando voglio andare quasi sul sicuro e, anche stavolta, non sono stata 'tradita'. Una lama di luce ha una buona trama, una buona commistione tra azione e riflessione, una lunghezza equa che non affretta le cose nè le trascina inutilmente. Un libro che giudico adatto a tutti sia per l'aspetto poliziesco che per quello umano. Da tenere presente il linguaggio dell'autore se ci si vuole cimentare con i suoi libri.
Voto: 8/10

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Commenti

  1. <3 anche tu ami Eco..anch'io..ho letto tuuuuuuuuuutto di lui!! mentre invece Cammilleri, l'ho trascurato e non che mi manchi la voglia, adoro questo tipo di libri, solo che ne ho talmente tanti da leggere che ...devo riprendere a seguire la scaletta..cercavo di leggere un libro per genere..da un po' invece leggo solo Ya che barba..

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  2. Ahahahahah Sì anche io ogni tanto vado a sbornie, come si dice qui. Prendo una fittonata e leggo lo stesso genere a manetta, salvo poi avere una specie di crisi di rigetto. ora è da un po' che non mi capita, sono diventata brava ad alternare.
    E sì, adoro Umberto Eco e il suo modo di scrivere.

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