Recensione: L'ultimo uomo nella torre di Aravind Adiga



Questa è una recensione che non vedevo l'ora di mettere su. Parla di un libro particolarissimo, un libro che a non tutti può piacere, ma che a me ha lasciato tanto.
Come ieri colgo l'occasione per invitarvi a fare un giro sul blog della review war per votare le recensioni, ricordandovi anche che è possibile vincere degli ebook.

Titolo: L'ultimo uomo nella torre
Autore: Aravind Adiga
Edizione: Einaudi
Prezzo: 9,99 €
Trama (tratta da www.ibs.it): Inaugurata il 14 novembre 1959, nel settantesimo compleanno di Jawaharlal Nehru, la società edile cooperativa Vishram è la nonna di tutti i condomini pucca da allora sorti in un quartiere di Mumbai, Vakola, che decoroso non è affatto. I suoi abitanti, suddivisi in cattolici, indù e perfino qualche musulmano "del tipo migliore", come in una felice applicazione dei valori nehruviani di cooperazione e convivenza, difendono a oltranza quello status borghese, a dispetto degli inequivocabili segni di decadenza mostrati da uno stabile dove i muri fioriscono di umidità, il tetto rischia di cedere sotto la pressione dei monsoni e l'acqua scorre dai rubinetti per poche ore al giorno. Ma a Mumbai il nuovissimo scalza il nuovo alla velocità di un treno in corsa, il lusso scalza il decoro, e chi non salta in tempo può facilmente finire stritolato sotto le sue ruote. Nella folle corsa per accaparrarsi terra da edificare, il grande costruttore Dharmen Shah fa ai condomini un'offerta irrifiutabile: acquistare i vari appartamenti al doppio del loro valore di mercato per poter demolire l'edificio ed erigere al suo posto quel luccicante coacervo di stili che sarà lo Shanghai, il progetto di tutta la sua vita. Sono previsti un "regalino" extra per invogliare i dubbiosi, le minacce del truce "braccio sinistro" Shanmugham per ammorbidire i refrattari, e una condizione per tutti: che l'offerta sia firmata all'unanimità. In un attimo la cooperativa torna ad essere accozzaglia di individui non cooperanti...


Un libro strano, che mi ha lasciato molte domande.
O meglio, il libro non è affatto strano, anzi è semplicissimo e scorre in maniera lineare e pulita. In uno degli slum di Mumbai un costruttore offre una cifra astronomica agli abitanti di un palazzo per l'acquisto dei loro appartamenti. Ovviamente tutti devono accettare per poter vendere e da qui si dipana la vicenda.
Alcuni inquilini non concordano, ma lentamente il costruttore riesce ad avere ragione di tutti, ad esclusione di Masterji che fino all'ultimo si rifiuta di vendere, nonostante tutto.
La stranezza è data da quel nonostante tutto.
Adiga è stato bravissimo a mostrare la sfera psicologica della vicenda e a far sorgere nel lettore dubbi, domande, riflessioni.
Nel mio caso sono state talmente tanto che anche adesso fatico un po' a trovare loro un ordine con cui parlarne. Non sono neanche sicura di riuscire a ricordarmi tutto ciò che ho pensato mentre il racconto mi scorreva sotto gli occhi. Provo a seguire la trama, senza fare spoiler, cercando di darvi un assaggio di ciò che il libro porta a pensare.
La prima domanda è forse la più banale, ma anche la più importante: qualcuno vi offre per casa vostra una cifra molto maggiore del prezzo di mercato, un cifra che non riuscirete a strappare a nessun altro acquirente, cosa fate?
Ecco, me lo sono chiesta anche io. Cosa farei? Io probabilmente accetterei subito. Il nodo è il 'perché'. Accetterei perché ho dei desideri da realizzare per i quali il denaro mi serve: una casa più grande, oppure uguale ma in una zona migliore, oppure lì nei dintorni (stiamo parlando di uno slum) ma con la possibilità di avere poi dei risparmi in banca o di poter aiutare economicamente dei parenti (figli, in genere). E' ciò che pensa la maggior parte degli abitanti del Vishram (il palazzo conteso). Ma a questo gruppo se ne contrappone un altro a cui magari i soldi farebbero comodo, sì, ma non tanto quanto ciò a cui rinuncerebbero accettandoli. Tra di loro ci sono Mrs Rego, che considera i costruttori dei truffatori e non si fida, Mr e Mrs Pinto che è cieca e non vuole andarsene perché in quel palazzo lei si muove come se avesse gli occhi e si sente ancora autosufficiente, e Masterji che inizialmente non ha preferenze ma si schiera con i Pinto.
A questo punto, per come ha messo la cosa Adiga, sorge il secondo nodo: se non concordano tutti il palazzo non può essere venduto se non a discapito della controparte non concorde. A chi dare ragione? Al gruppo che vuole vendere (che è il più grosso), a discapito di persone anziane a cui tutti sono amici e che tutti rispettano; o all'altro gruppo? Ma in questo caso è giusto che per colpa di pochi in molti debbano rinunciare ai sogni e alle speranze di una vita migliore? Detto in maniera più generica: dove finiscono i diritti dell'uno e inizia la libertà dell'altro e dove finiscono le libertà dell'uno e iniziano i diritti dell'altro?
Altra contrapposizione velata dell'autore: chi vuole i soldi può apparire venale, rispetto magari ai Pinto o a Masterji che concentrano il loro rifiuti su cose virtuose come i ricordi, l'amicizia e simili, ma è giusto giudicare male le persone se vogliono rendere migliore la propria vita?
L' insinuazione del libro è anche che tutti abbiano un prezzo. Infatti piano piano questo prezzo viene trovato per tutti.
Tutti tranne Masterji che rimane, appunto, l'ultimo uomo nella torre. L'unico che non vuole vendere.
E il motivo per cui lo fa inizialmente è che ha trovato, dentro di sé, qualcosa che non può essere comprato. Qualcosa che non ha prezzo.
La sua figura è piuttosto romantica e poetica, anche se permane la domanda: chi ha ragione, lui o gli altri? Il suo intento è nobile, certo, ma quell'intento comunque danneggia tutte le altre famiglie.
Di domande così potrei riempirci un altro libro, ma vi rassicuro, la faccio più breve. Ho voluto darvi un assaggio solo per presentare il libro, lascio la scoperta a chi vuole avventurarcisi.
Prima però solo qualche appunto sulla trama: non è chiaramente la cosa più importante del libro. Da un punto di vista oggettivo, infatti, non è assolutamente niente di che. Solo un pretesto per scandagliare l'animo umano.
Nel finale Adiga mostra l'ultimo aspetto su cui vi invito a soffermarvi casomai leggeste questo racconto: ci sono molti modi di risolvere quel nodo (lo stesso autore da abilmente consigli tra le pagine: avvocati, legge e simili), ma gli abitanti non si soffermano a pensarci, accecati dal loro desiderio si limitano a seguire come pecore il suggerimento del costruttore. Solo uno alla fine riflette, ma la sua riflessione è tardiva e, nel prologo, anche ipocrita.

Personaggi: Masterji ovviamente, che si fa portatore di tutte quelle cose che non hanno un prezzo di mercato: i ricordi, l'amicizia, il valore affettivo delle cose, l'orgoglio, la rettitudine e anche la costanza. Tutte bellissime cose almeno finché non sfociano nella resistenza ad oltranza senza qualcosa sotto.
I personaggi del Vishram poi sono molti e sarebbe difficile elencarli tutti. Ognuno di loro si può dire che rappresenti un vizio dell'animo umano (non i famigerati sette vizi capitali): egoismo, arroganza, arrivismo, falsità e così via.
Parlare di loro vorrebbe dire svelare tratti del libro e non mi piace.  Alla fin fine sono solo nomi con cui rappresentare comportamenti.
Quello che mi ha stupito invece, è stato Mr Shah. Presentato come un costruttore avido e insensibile, non è affatto il cattivo spregiudicato che si può pensare. Certo, ogni tanto ricorre a maniere forti, ma lo fa all'estremo, dopo aver cercato di convincere le persone in maniera più ... civile. Non solo, dai suoi pensieri si evince che si preoccupa anche delle persone che lascerà senza casa, da qui l'idea di pagare molto di più.
Il suo braccio sinistro, invece, non sono stata in grado di giudicarlo.

Stile: Adiga ha un modo di scrivere semplice e lineare, sposta l'azione di continuo per offrire un quadro abbastanza completo di cosa stanno facendo i personaggi nello stesso momento, ma non crea quasi mai confusione. La difficoltà è data, casomai, dal numero di personaggi presenti, almeno fin quando il loro numero non si riduce nel corso della storia (oppure si impara a conoscerli). Quello che porta difficoltà invece, è l'ambientazione indiana: il sistema delle caste, le definizioni delle medesime, il denaro e il sistema giuridico. All'inizio ci sono delle note per quanto riguarda le monete con il cambio in vigore nell'anno della stesura del libro, ma è scomodissimo andare ogni volta all'inizio per capire di che cifra si sta parlando.

Giudizio finale complessivo: Un bel libro dal punto di vista umano. Profondo, riflessivo, in alcuni tratti anche commovente e poetico. Più leggero dal punto di vista della trama che, come dicevo, è solo una scusa per indagare passioni e sentimenti rappresentati dai personaggi. Un racconto adulto e serio, con momenti filosofici forti da leggere solo se si è nello stato d'animo adatto (cioè aperto e ben disposto verso questo tipo di narrativa). Io l'ho apprezzato enormemente per tutto ciò che mi ha lasciato e per quanto mi lascerà alle prossime riletture.
Voto: 8/10

Questa recensione partecipa alla Challenge su
http://atelierdeilibri.blogspot.it/2012/12/100-libri-in-un-anno-2013-reading.html
Questa recensione partecipa alla Challenge su
http://sweety-readers.blogspot.it/p/blog-page.html  (sezione contemporary)
Questa recensione partecipa alla Challenge su
http://libridafavola.blogspot.it/2012/12/libri-da-favola-2013-reading-challenge.html (sezione standalone)
Questa recensione partecipa alla Challenge su
http://onthread.blogspot.it/2013/01/tributes-reading-challenge.html (distretto 3)

Commenti

  1. un titolo davvero particolare.. penso che lo leggerò un giorno mi piacciono le letture ce fanno riflettere bella recensione come sempre

    RispondiElimina
  2. Sì è decisamente un libro particolare ed originale. A me è piaciuto anche se è uno di quei libri che si consigliano male. Puoi solo parlarne e lasciar decidere all'altro

    RispondiElimina
  3. Quando l'ho comprato ero scettica, pensavo poteva essere molto pesante come altri libri del genere. Invece no. Lo stile scorrevole di Adiga mi ha presa molto. Anche secondo me è un libro che non mi prenderei la resopnsabilità di consigliare perché potrebbe non piacere, ma è una lettura che io ho fatto davvero volentieri.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, è un libro che piace o non piace, per questo è difficile da consigliare, però sono contenta che ti sia piaciuto.

      Elimina
  4. Quando l'ho comprato ero scettica, pensavo poteva essere molto pesante come altri libri del genere. Invece no. Lo stile scorrevole di Adiga mi ha presa molto. Anche secondo me è un libro che non mi prenderei la resopnsabilità di consigliare perché potrebbe non piacere, ma è una lettura che io ho fatto davvero volentieri.

    RispondiElimina
  5. Mi piacciono le vicende ambientate in una comunita'(in questo caso il Vishram).Stupenda l'immagine di copertina.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Secondo me sono belle perchè ripropongono in piccolo ciò che accade a livello più grande. Io ne ho in realtà un'altra edizione e la copertina la ritengo ancora più bella. Purtroppo non sono riuscita a trovarla.

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Recensione: La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig

Recensione: Il paradiso dei diavoli di Franco Di Mare

Segnalazione: L'angelo e il mugnaio di Antonio Aschiarolo