Recensione: Il marchio del diavolo di Glenn Cooper


Rieccomi! Dopo una giornata alle terme sono in pace con il mondo e ho cercato anche di non essere troppo cattiva con le recensioni (quindi vi lascio immaginare come sarebbero state senza effetto termico ^_^). Ne ho un bel po' in arretrato (e meno male che non recensisco tutto quello che leggo), ma spero questa settimana di smaltirle! Vi lascio con la prima.

Titolo: Il marchio del diavolo
Autore: Glenn Cooper
Edizione: Nord
Prezzo: 9,99 €
Trama (tratta da www.ibs.it): Roma, 1139. Inquieto, un uomo alza gli occhi alla volta celeste. Seguendo le indicazioni dei suoi predecessori, è arrivato nella Città Eterna per assistere all'eclissi che mostrerà un allineamento astrale unico. All'ora stabilita, la luna a poco a poco si dissolve nell'oscurità, rivelando 112 stelle. È il segno che l'uomo aspettava: ancora 112 papi, poi, sulle rovine della Chiesa, sorgerà un nuovo mondo. Roma, 2000. Incredula, una giovane archeologa fissa il cielo. Poche ore prima, il Vaticano le ha ordinato d'interrompere gli scavi nelle catacombe di San Callisto, mettendo così fine alla sua carriera accademica. E adesso lei giace sull'asfalto, in una pozza di sangue. Tuttavia, nell'istante in cui l'aggressore le ha conficcato il pugnale nel petto, Elisabetta ha notato un dettaglio agghiacciante. Un dettaglio impossibile da dimenticare. Roma, oggi. Sconcertata, una suora studia i simboli astrologici tracciati sul muro. Ma quello non è il solo enigma custodito dall'antico colombario di San Callisto. Intorno a lei, infatti, ci sono decine di scheletri caratterizzati da un'anomalia inquietante: la stessa anomalia del sicario che, anni prima, aveva cercato di ucciderla. Decisa a far luce sul mistero, suor Elisabetta entra in possesso di un rarissimo esemplare del Dottor Faust di Marlowe e intuisce che quei versi sono il codice per svelare il cerchio diabolico che lega passato, presente e futuro. Perché il papa è morto, il conclave è alle porte e la profezia sta per compiersi...

Di tutto, di più. Anche troppo, per i miei gusti.

Qualcuno sostiene che Cooper è un genio. Anche secondo me. Perché bisogna essere un genio per mandare a ramengo idee così carine cercando di strafare.
Non parlo di idee originali o fantastiche, ma di idee che comunque, già da sole, potrebbero offrire qualcosa di piacevole. Invece no, Cooper le infarcisce di ogni cosa, personaggi storici, eventi mitici e quant'altro finendo per far pensare al lettore 'che americanata', se è gentile, se non lo è ad 'americanata' sostituisce un'altra parola. Sarebbe invece bastato un po' meno perché il libro risultasse per ciò che valeva: una storia carina e piacevole da leggere.
Se generalizzo è perché questa prerogativa dell'autore, l'ho già riscontrata in altri suoi romanzi, e già allora anziché arricchire la trama, mi aveva solo irritata e sembrato un eccesso. Come se qualcuno va a pesca e tornando, anziché dirti 'ho preso un pesce grosso', ti dice 'ho preso un pesce di 20 chili'. E che è 'na balena! E tu sei lì che pensi 'Anche meno, m'avesse detto qualche chilo forse ci credevo'. Qui è uguale, finisce per 'spararle talmente grosse' che poi perde di credibilità.
Tornando al libro specifico, durante delle ristrutturazioni in Vaticano, crolla una parete e viene ritrovata una specie di cappella con le ossa di molti esseri umani dentro, tutti con una caratteristica fisica precisa e particolare (non vi dico quale per non fare spoiler). Viene chiamata Suor Elisabetta, che già quando era studentessa aveva studiato quella struttura e da lì si dipana la vicenda. I misteriosi figuri, sopravvissuti fino ad oggi, a causa di tale caratteristica, sono, in qualche modo, sprovvisti di morale. Hanno inoltre un obiettivo iniziato secoli e secoli fa e che si concluderà ai giorni nostri, proprio durante l'elezione del nuovo papa.
Come dicevo, la trama, ridotta ai minimi termini, è carina e piacevole. Da thriller.
Il punto è che per renderla più entusiasmante, Cooper ha scomodato Marlowe e il suo Dr. Faust, la regina Vittoria, la regina Elisabetta (la prima), Nerone e perfino il povero San Pietro che, anche se non sono religiosa, son sicura avesse di meglio da fare che comparire in questo libro. Oltretutto, non è che si limita a raccontare parti salienti che giustifichino la trama attuale, no! Parte dall'era delle ere con pagine e pagine, francamente, inutili ai fini della storia.
Altro aspetto che non mi convince è la fine. Fosse un allenatore di basket direi che non sa gestire i finali. Succede di tutto di più (magari è in linea con il libro), troppo in fretta e in maniera totalmente piatta. Anche qui, il povero lettore si ritrova a pensare: 'seee, e poi? Ce ne vuoi mettere un'altra?' C'è a chi piace, mentre a me fa un po' storcere il naso. E mi dispiace.
Mi spiace perché, come dicevo, l'idea non era brutta, anzi, mi entusiasmava; mi spiace perché, tutto sommato, non scrive male; e mi spiace perché ho iniziato a leggere una bella storia e poi l'ho vista soffocare da fronzoli inutili quando non dannosi.
Peccato.

Personaggi: Per me, altra nota negativa. I suoi personaggi non mi arrivano, li trovo piatti, standard, senza personalità.Li avverto come lo stereotipo dello stereotipo. Parlano, parlano, riflettono, capiscono, ma ... niente. Son lì che leggo e, leggessi l'elenco del telefono, avrei la stessa empatia. Non mi fanno stare in ansia, non mi fanno emozionare, non mi fanno arrabbiare. L'ideale se si soffre di cuore e si vogliono evitare le emozioni forti. Elisabetta ... diventa una suora a seguito della perdita del suo ragazzo in un attentato a lei. Un motivo forte, verrebbe da pensare.
In fondo al libro ho pensato che, se si fosse fatta suora per non doversi fare la ceretta tutti i mesi l'avrei appoggiata di più. Gli altri personaggi tendono ad essere minimizzati e solo accennati.
Il Cattivo di turno ... L'ennesimo cattivo rincoglionito che crepa in un modo che ti fa cadere ... le braccia va, diciamo così. E tu sei lì che pensi: embé, tutta sta storia e dietro c'era sto qui? Ci fossi stata io facevo più bella figura. Ma fatemelo un cattivo tosto, su! Poi il bene trionfa ugualmente ma almeno è credibile!

Per finire, Glenn scrive bene ... e basta. E' come un cantante bravissimo a pronunciare le parole ma che non sa interpretare la canzone. Uno potrebbe obiettare: l'ha scritto lui, lo saprà interpretare! Ecco ... no. Per me no. Il libro è scritto bene, è grammaticalmente corretto, ha una buona gestione dei tempi e nulla più. La cosa assurda è che non è neanche noioso. Si fa leggere ma non apprezzare. La narrazione è in terza persona e questo potrebbe alleggerire la logica introspezione dei personaggi, ma ridurla così ai minimi termini è un po' troppo.

Giudizio finale complessivo: Un libro con una buona base, appesantito da inutilità che lo allungano e basta. Una lettura indubbiamente scorrevole e anche abbastanza leggera, ma che non lascia niente, neanche il piacere di averla letta. Peccato. Do comunque la sufficienza perché, appunto, è ben scritto e molti dei miei appunti riguardano gusto e sensazioni personali.
Voto: 6/10

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Commenti

  1. Anch'io ho da tempo immemorabile un rapporto molto controverso con Genn Cooper: da un lato lo leggo velocemente e con un certo grado di piacevole interesse, dall'altro non posso fare a meno di rilevarne tutti i difetti, che in gran parte sono proprio quelli di cui parli anche tu nel post.
    I suoi romanzi si leggono in una notte (li ho recensiti quasi tutti nel mio blog), attraggono per l'originalità o l'ingegnosità delle trame, però non hanno molto altro: niente stile particolare di scrittuira, niente profondità nella psicologia dei personaggi, niente significato finale davvero convincente.
    Come ho detto, non posso fare a meno di leggerlo... ma è una specie di droga leggera.

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  2. Io ne ho ancora uno in libreria perchè li avevo comprati a scatola chiusa prima di iniziare a leggerlo, ma esaurito quello non so se ci riproverò. Amo i thriller, ma trovo che ci siano autori che mi soddisfano di più.

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  3. Completamente d'accordo: altri autori thriller raggiungono senza sforzo un livello superiore. In ogni caso Glenn Cooper vale comunque la pena di essere letto ogni tanto: se non altro ti fa passare due o tre ore tranquille.

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