Guest recensione di Milly Mirial: L'invenzione delle ali di Sue Monk Kidd

Salve a tutti e ben tornati!!! Ospitiamo oggi una recensione non nostra! Per la Sotto l'albero 2.0 avevamo espresso il desiderio di fare da 'ospiti' per altre blogger che magari volevano diffondere recensioni e opinioni di libri che hanno particolarmente amato o odiato. Milly Mirial di L'albero delle mele (il nome contiene il link, mi raccomando, visitate il suo carinissimo angolino) ha accolto il nostro desiderio e ci ha mandato questa bella recensione, di un libro che le è piaciuto molto.
La recensione originale la trovate qui

Titolo originale: The invention of wings
Autore: Sue Monk Kidd
Editore: Mondadori
Prezzo: 20,00€ (ma credo ora si trovi anche in edizione economica)
Trama: South Carolina, 1803. Quando per il suo undicesimo compleanno Sarah Grimké riceve in regalo dalla madre una schiava della sua stessa età di nome Hetty, cerca inutilmente di rifiutare quello che le regole vigenti impongono. Hetty anela alla libertà, soffoca tra le mura domestiche della ricca e privilegiata famiglia Grimké, vorrebbe fuggire lontano e Sarah promette di aiutarla. Come Hetty, anche lei è in qualche modo prigioniera di convenzioni e pregiudizi: in quanto donna non le viene permesso di realizzare il suo più grande desiderio, quello di diventare una giurista come il padre e i fratelli. Sarah sogna un mondo migliore, libero dalla schiavitù, che lei considera come un terribile abominio, e instaura con Hetty un rapporto speciale, insegnandole di nascosto a leggere e a scrivere nell'intento di aiutarla a emanciparsi. Seguiamo così il rapporto difficile ma speciale tra una ricca ragazza bianca e la sua schiava nera e le loro vicende umane nel corso di trentacinque anni, cui si aggiungono quelle della giovane sorella di Sarah, Nina, con la quale lei si batterà a favore dei diritti civili delle donne, dei più deboli e degli emarginati e contro la discriminazione razziale. In questo romanzo che celebra il potere dell'amicizia e della solidarietà al femminile, Sue Monk Kidd evoca il mondo di contrasti scioccanti del profondo Sud, ispirandosi alla storia vera di due pioniere del femminismo americano.


Voto:
Recensione:
Chi mi conosce e mi segue sul blog probabilmente saprà che una delle cose che più mi sta a cuore è il tema della libertà. Se i libri lo hanno come ingrediente è più che probabile che mi conquistino e "L'invenzione delle ali" di Sue Monk Kidd, con la sua immagine di copertina e le poche parole scritte, mi aveva già catturato senza bisogno di leggerlo. A lettura conclusa, posso dire di essere rimasta molto soddisfatta dalla storia che si trova al suo interno.
Il libro, come si evince dalla trama, narra la storia di Sarah Grimké, figlia di proprietari terrieri, ed Hetty, schiava nera e coetanea di Sarah. Le vicende delle due protagoniste si svolgono a capitoli alterni, raccontati in prima persona ora da Sarah ora da Hetty. Questa scelta dell'autrice è stata efficace per calarsi meglio nei panni delle due e per coinvolgere maggiormente il lettore.
Il linguaggio di Sue Monk Kidd mi ha sorpresa: dai toni delicati, a tratti poetico e con la raffinatezza di un classico, questo romanzo dimostra una certa potenza narrativa, tanto che per tutta la durata della storia mi è parso di leggere uno scritto d'altri tempi. Non dovete pensare però che "L'invenzione delle ali" sia un libro noioso e altisonante, come spesso vengono definiti i classici, perché non lo è affatto. Il lettore segue con trasporto le vicende di Sarah ed Hetty, sebbene per la gran parte del romanzo l'azione sia quasi assente. Eppure è facile lasciarsi trasportare dal bandolo dei pensieri delle due protagoniste, così vive e autentiche, e farsi travolgere da essi come un fiume in piena. Le ambientazioni e la schiavitù dei neri mi hanno riportato alla mente il mio amato "Via col vento" di Margaret Mitchell, mentre l'introspezione e la caratterizzazione dei personaggi femminili, che in ogni pagina levano un urlo di libertà, mi ha ricordato vagamente un altro dei miei classici preferiti, "Jane Eyre" di Charlotte Brontë.
Le sorelle Grimké
La storia che Sue Monk Kidd ci racconta è realmente accaduta, anche se, come la stessa autrice spiega in una nota a fondo libro, è stata da lei riadattata e in parte romanzata. Pur rimanendo fedelissima alle vicende storiche e alla biografia di Sarah Grimké, l'autrice ha sentito il bisogno di prendersi alcune libertà per riscattare in qualche modo quei personaggi che nella vita reale avevano avuto sfortuna, offrendo loro l'opportunità di parlare ancora alle generazioni future. Ho apprezzato le scelte dell'autrice, così come ho ammirato le sue innumerevoli e consistenti ricerche storiche.
Sarah Grimké è la protagonista indiscussa del libro, sebbene a lei si affianchino la sorella Nina e la schiava e amica Hetty. Leggiamo nella Sarah bambina i semi di quello che diverrà da adulta, sebbene la sua trasformazione sia lenta e a tratti dolorosa. Sarah è un personaggio che può piacere oppure no, ma non credo che possa lasciare indifferenti. Appassionata, ambiziosa e testarda, non si lascia scoraggiare dalla società e dalla famiglia pur di inseguire i suoi sogni. La strada è tutta in salita e Sarah dovrà sacrificare molto per inseguire i suoi ideali. Lungi dall'essere sicura di sé per via di una balbuzie e un mutismo che tendono a presentarsi nei momenti meno opportuni, Sarah mostra di essere indecisa, umanamente contraddittoria a volte. Nonostante il suo idealismo e il suo spirito libero, anche lei vacilla, fa fatica a passare dal pensiero all'azione, rimanendo talvolta succube della volontà altrui. A fare da trampolino di lancio per lei, ci sarà sua sorella Nina, dal carattere fiero e indomabile. Le sorelle Grimké sono due facce della stessa medaglia, l'una non esisterebbe senza l'altra. Poi c'è Hetty, il cui vero nome è Monella, un altro personaggio femminile indimenticabile. Nata e cresciuta come una schiava, fin da bambina le vengono trasmessi dalla madre e dai suoi racconti dell'Africa l'amore e la ricerca per la libertà. Ho amato la sua tenacia, la sua sfrontatezza nei confronti del pericolo, il coraggio che dimostra in più di un'occasione. Monella ha un carattere forte, è perspicace e intelligente e la sua schiettezza la metterà nei guai più di una volta. Il legame che c'è tra lei e Sarah, sebbene sia pressoché silenzioso, va ben oltre il rapporto tra schiava e padrona. Sarah e Monella sono simili e al tempo stesso diverse, sono fondamentali l'una per la realizzazione personale dell'altra, dall'animo e dagli ideali affini, sebbene vivano in mondi diametralmente opposti.
Coperta realizzata da Harriet Powers
Ho adorato le storie che Charlotte, la mamma di Monella, racconta usando gli unici strumenti a sua disposizione in quanto schiava analfabeta: l'ago e il filo. Charlotte è la sarta personale dei Grimké, ma non confeziona solo abiti per i suoi padroni. Ad accompagnare il lettore durante tutta la durata del romanzo ci saranno anche le sue meravigliose coperte, sulle quali cuce storie indimenticabili e dai sapori decisamente africani. Per questa idea l'autrice si è ispirata alle coperte di Harriet Powers, una schiava della Georgia realmente esistita che raffigurava nelle sue creazioni di stoffa scene bibliche.  Le storie e le usanze raccontate da Charlotte mi hanno ricordato un altro libro che amo, e cioè "Donne che corrono coi lupi" di Clarissa Pinkòla Estès. Insomma, questo romanzo aveva proprio tutti gli ingredienti per entrarmi nel cuore, e così è stato.
In ognuno dei suoi personaggi ho trovato dei frammenti di me stessa. Mi sono rivista nella frustrazione di Sarah per non poter essere quello che desiderava, così come nella passione che muove le tre protagoniste e soprattutto nel loro desiderio di libertà, di dar voce ai pensieri più intimi. Sarah, Nina ed Hetty hanno dentro di loro un fuoco travolgente, che attizzerà e ispirerà i lettori, facendo venire voglia di attivarsi per i diritti umani e per le cause che ci stanno più care.
I temi di questo romanzo sono dunque la libertà, la critica al razzismo e alla schiavitù, l'emancipazione femminile, il coraggio, il sacrificio, l'amicizia, l'ambizione.
Sebbene la copertina italiana mi piaccia, devo dire che avrei preferito che venisse mantenuta quella originale, di gran lunga più adatta alla storia raccontata, con i colori rosso e nero che ricorrono durante tutta la narrazione, compreso il volo dei merli.
Leggetelo se siete amanti delle storie vere, se sentite di avere uno spirito libero e se date importanza ai sogni, anche a quelli che sembrano impossibili, perché questo libro fa per voi.
Per finire, per farvi assaporare lo spirito del romanzo, vi lascio due citazioni, le mie preferite:

"Avevo sempre voluto la libertà, ma non c'era mai stato un posto dove andare, né un modo per arrivarci. Questo non aveva più importanza. Ora volevo la libertà più del mio prossimo respiro. Ce ne saremmo andate, sedute sulle nostre bare se necessario. Era così che mamma aveva vissuto tutta la sua vita. Diceva sempre che ognuno deve capire quale parte dell'ago sarà, se quella legata al filo o quella che buca il tessuto." (Hetty)
"Non avrei saputo spiegare come in ogni ghianda vivesse già una quercia, né come d'un tratto mi fossi resa conto che dentro di me, nello stesso modo misterioso, viveva qualcosa - la donna che sarei diventata -, eppure mi sembrava già di conoscerla. Era sempre stata lì [...]. Di colpo presi coscienza del mio destino. [...] Dalle ghiande nascono le querce, giusto?" (Sarah)

Voi che ne pensate? Lo avete letto?



Commenti

  1. Ciao Drusie, molto bello questo libro, mi ha davvero incuriosita. Me lo sono appuntato il lista! Grazie e complimenti per il blog :-)
    Paola

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    Risposte
    1. Ciao, la recensione non è mia ma di Milly del Blog L'albero delle mele (http://miopaesedellemeraviglie.blogspot.it/), noi l'abbiamo solo ospitata. Ti consiglio di visitare il suo blog, è molto carino ^^

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