Recensione: Buchi nella sabbia di Marco Malvaldi

Non avrò recensito, ma libri ne ho letti ^_^

Titolo: Buchi nella sabbia
Autore: Marco Malvaldi
Edizione: Sellerio
Prezzo: 14,00€
Trama: Come in 'Odore di chiuso', Malvaldi ci racconta a suo modo un grande personaggio della letteratura italiana. Lì Pellegrino Artusi, l’inventore della cucina italiana. Qui Ernesto Ragazzoni, anarchico poeta amante della bottiglia.
Pisa, settembre 1900. Per festeggiare l’arrivo del nuovo Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, il quale ha deciso di visitare per la prima volta la tenuta reale di San Rossore, viene deliberato di dare in suo onore, nel teatro della città, la nuova opera del Maestro Giacomo Puccini, il quale condivide con il Re la passione per la caccia nelle tenute dintorno a Massaciuccoli. Purtroppo, l’opera in questione è Tosca, melodramma franco italiano dai forti contenuti politici, che dileggia il potere costituito. Rappresentare Tosca in faccia a Sua Altezza, il quale è salito al trono dopo che Gaetano Bresci ha crivellato il suo augusto genitore, Umberto I, appena due mesi prima, potrebbe creare dei problemi: tanto più se il ruolo di Cavaradossi viene affidato a Ruggero Balestrieri, tenore dall’ugola d’oro e soprattutto noto come anarchico militante. A seguire l’evento, che rischia di accendere gli animi, viene mandato da Roma come corrispondente Ernesto Ragazzoni - poeta, traduttore, giornalista anticonformista dell’Italia umbertina, dotato di un umorismo trasgressivo e controcorrente -, dal bicchiere facile, il quale farà amicizia con vari membri della compagnia, con alcuni simpatici cavatori carrarini che, tra un capitello e l’altro, cacciano di frodo nella Reale Tenuta, e soprattutto con gli osti della zona, nell’attesa della prima rappresentazione. Rappresentazione nel corso della quale il tenore verrà fucilato sia come Cavaradossi che come Balestrieri: qualche ignoto, infatti, pare abbia caricato uno dei fucili di scena destinati all’esecuzione con proiettili non troppo a salve. La morte del Balestrieri, fucilato alla presenza del Re, rischia di far scoppiare una rivolta: se non fosse che il Ragazzoni è testimone di cose che porteranno alla soluzione del caso, come avviene in tutti i gialli che si rispettino.

Voto: 5/10
Parlare di un libro che ti ha deluso non sarebbe un problema, capita, ma quando lo ha scritto uno dei tuoi autori preferiti, la cosa si complica. Perché se è uno dei tuoi autori preferiti, un motivo c'è e vorresti sempre parlarne bene; perché se continui a leggerlo, significa che è un porto sicuro, che ti aspetti di trovare determinati elementi e, se non ci sono, ti senti quasi tradito. Ed essere traditi non piace a nessuno.
Non si tratta di un cambio di genere per Malvaldi, c'è sempre l'omicidio, ci sono sempre le indagini, c'è il giusto livello di intreccio. Ci sarebbero anche l'ironia e la leggerezza, che mi fanno amare la sua scrittura, solo che stavolta non hanno funzionato.
La trama è carina: un attore di teatro deve morire per finta in una scena e invece lo fanno fuori davvero. E non per sbaglio.
Da lì si dipana l'indagine del tenente regio Pellerey (il libro è ambientato nel 1901), con il vago aiuto di Ernesto Ragazzoni, qui più in veste di giornalista che anarchico.
i due si contendono leggermente la scena, ma dal mio punto di vista , il vero protagonista è il tenente, uomo arguto e onesto, talvolta anche simpatico.
Ciò che mi ha annoiata, sono stati i continui aneddoti inseriti nel racconto, su eventi accaduti in altri teatri e in altre occasioni. Se l'intento era vivacizzare e far sorridere, nel mio caso è fallito. Li ho trovati inutili e tediosi, buoni solo per allungare il brodo.
Anche il modo in cui il caso viene risolto non mi ha soddisfatta: troppi i punti sospesi per buona parte del libro, chiusi poi con una sola botta finale.
I personaggi sono sempre carini e ben caratterizzati, con particolare attenzione al tenente Pellerey, che forse è l'unico a cui viene dedicata un po' più di attenzione. Gli altri sono tratteggiati con poche abili frasi che li rendono comunque ben distinguibili l'uno dall'altro, ma secondo me sono troppi in un libro così piccolo. Ho dovuto di continuo far ricorso all'elenco iniziale per ricordarmi chi era cosa. Peccato invece per Ragazzoni, che doveva essere il protagonista (stando alla sinossi) e invece mi sembra relegato in un angolino, tenuto lì solo per fare la mossa risolutiva finale.
lo stile è sempre quello, inconfondibile, di Malvaldi. Forse un po' meno toscaneggiante, ma sempre leggero, ironico e canzonatorio. Il fatto che con me stavolta non abbia funzionato, non dipende da un cambio di rotta.

Commenti

  1. Condivido in pieno la tua bella recensione. Malvaldi lo apprezzo molto anch'io, ma qui non è al suo meglio. Tosca mi piace da matti, però la trama del romanzo convince sino ad un certo punto: tanto è vero che per mantenere viva l'attenzione e procrastinare la soluzione dell'omicidio, l'autore ha fatto opportunamente sparire il cadavere del tenore sin quasi alla fine!

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    Risposte
    1. Ciao. Benvenuta.
      Sì ci sono un po' di trucchetti sparsi qua e là. Parlando anche con altri lettori appassionati di Malvaldi mi sono fatta l'idea che questa sia la classica ciambella non riuscita.

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