Recensione: Bellezza crudele di Rosamund Hodge

Altro 'avanzo 2015'.

Titolo: Bellezza crudele (Cruel beauty 01)
Titolo originale: Cruel beauty
Autore: Rosamund Hodge
Edizione: Newton Compton
Prezzo: 9,90€
Trama: Costretta a fidanzarsi con il malvagio governatore del suo Regno, la giovane e determinata Nyx sa che il suo destino è sposarlo, ma per coronare il suo sogno più segreto: ucciderlo e liberare finalmente il popolo dal giogo di quella crudele tirannia. Eppure nel giorno del suo diciassettesimo compleanno – quando la ragazza si trasferisce con lui nel castello sulla cima più alta di tutto il Paese – capisce che nulla è come se l’era aspettato, soprattutto il nuovo marito, incredibilmente affascinante e seducente. Nyx sa che deve salvare la sua gente a tutti i costi, eppure resistere al suo nemico giurato sta diventando sempre più difficile perché lui è ben deciso a conquistare il cuore della sua sposa.
Con il suo romanzo d’esordio, Bellezza crudele, Rosamund Hodge ci regala una favola romantica, che farà sognare le lettrici, e inaugura una nuova saga che vede protagonista la coraggiosa eroina Nyx.

Voto: 4/10
Eccomi a parlarvi di questo romanzo che ho letto nel GDL di Leda e Denise. Fino a che non ho cercato la trama per i dati qua sopra, non avevo capito se era una serie o una saga, in ogni caso si può leggere benissimo anche da solo (o, se accettato un parzialissimo consiglio, non leggerlo affatto), contiene una storia completa e non rimangono punti in sospeso. Forse qualche dubbio o perplessità del lettore, ma non sono riuscita a stabilire se fosse una cosa voluta o una vera e propria mancanza.
Prima di parlarne più approfonditamente, ribadisco che mi unisco al coro dei commenti negativi. Non sono rimasta propriamente delusa perché alcune recensioni mi avevano preparata, ma tante cose non mi sono piaciute.
La prima, da cui derivano le altre, è una colossale confusione. Su tutti i fronti.
Partiamo dalla trama.
Si presenta come rettelling di 'La bella e la bestia', ma di questa fiaba non ha praticamente niente. L'originale verteva sull'andare oltre le apparenze, sul vedere tutte le meravigliose qualità che una persona può avere e che meritano amore nonostante un aspetto orribile e mostruoso. Qui non c'è niente di tutto ciò. Il Signore Gentile è bello e ciò che si evince, è che Nix s'innamora di lui solo per quel motivo. Tra l'altro innamorandosi quasi al primo sguardo.
Qualche qualità la mostra Shade, tranne rivelarsi non proprio un santo.
La casa, la faccenda delle chiavi e delle otto mogli, mi hanno fatta pensare più a Barbablu, benchè neanche questa combaci con la storia raccontata dall'autrice.
Come se non bastasse la confusione tra fiabe, sono stati inseriti elementi vari, spesso inutili, tesi solo, forse, a coprire un vuoto di sostanza diffuso per tutto il libro. La magia ermetica è poco spiegata e poco sfruttata. Del Distacco non si sa quasi niente. Lo stesso dicasi per il popolo che Nix dovrebbe liberare. Vengono più volte nominati gli dei greci e latini, ma a parte qualche blando mito, la loro presenza non ha scopo.
Dei Gentili invece, che puremuovono le fila, non viene detto niente. Tutta la parte della Rima allunga solo il brodo. La storia d'amore è inesistente; i finale incomprensibile e insensato.
Non va meglio dal punto di vista dei personaggi. Nix è solo una ragazzina rancorosa che odia tutto e tutti e si fa manipolare in cambio di un gesto gentile. Ignifex (che non è la nuova marca di materassi di Mastrota, bensì il Signore Gentile) e Shade sono appena abbozzati, con il primo che dovrebbe essere un demone e invece si fa fregare le chiavi come un bambino le caramelle. Nessuna nozione su di loro, nessun approfondimento psicologico. La peggiore di tutti è Astraia che passa dall'essere la sorella buona e dolce, a essere, passatemi il termine, una stronza. Perché? Probabilmente così serviva all'autrice e chissenefrega della coerenza. Tutti gli altri sono solo dei nomi inseriti a caso giusto perché un nome ce lo doveva mettere.
Lo stile dell'autrice è semplice e scorrevole, ma l'unica cosa apprezzabile sono le descrizioni: molto belle e ricche di particolari, riescono ad essere anche suggestive. Purtroppo non bastano a risollevare le sorti di una storia confusionaria e povera di contenuti. Abbastanza banali, invece, i dialoghi.
A volte sono cattiva nelle mie recensioni negative, ma ammetto che stavolta mi è spiaciuto stroncarlo, perché il potenziale lo aveva. Purtroppo qualunque aspetto prenda in considerazione è un disastro. Peccato.


Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Recensione: La variante di Lüneburg di Paolo Maurensig

Recensione: Il paradiso dei diavoli di Franco Di Mare

Segnalazione: L'angelo e il mugnaio di Antonio Aschiarolo