Recensione: Non è mia figlia di Sophie Hannah


Titolo: Non è mia figlia
Autore: Sophie Hannah
Edizione: Garzanti
Prezzo:  € 8,90
Trama:  Alice Fancourt è stata lontana da casa solo due ore, eppure non vede l'ora di riabbracciare la sua bambina, la piccola Florence di due settimane. Ma, imboccato il vialetto di casa, Alice capisce subito che c'è qualcosa che non va. La porta è aperta, le stanze sono avvolte dal silenzio. Alice corre in camera della piccola e con orrore si rende conto che la bambina che dorme nella culla non è sua figlia. Al suo posto c'è un'altra neonata, un altro viso, un altro pianto. Ma dov'è Florence? E come è possibile che David, il marito di Alice, che doveva badare alla bambina, non si sia accorto di nulla? È l'inizio di un incubo. Perché nessuno le crede. Né David né la suocera Vivianne. Per loro Alice è solo depressa e rifiuta la bambina. E mentre David diventa sempre più aggressivo e minaccioso, ad Alice non resta altra scelta che rivolgersi alla polizia. A occuparsi del caso la detective Charlie Zailer e l'ispettore Simon Waterhouse. Alice non ha alcuna prova, solo la sua testimonianza, quella di una madre sicura che quel viso e quell'odore non sono quelli della bambina che ha portato in grembo per nove mesi. L'unica soluzione è convincere la polizia a eseguire il test del DNA. Ma il tempo scorre. Ogni minuto può essere fatale. E quando Simon Waterhouse finalmente acconsente a eseguire il test, forse è troppo tardi. Alice e la neonata sono sparite.


Cerco sempre di essere obiettiva nella prima parte, ma quando un libro non ti è piaciuto, diventa piuttosto difficile. Sinceramente ho faticato a capire come potesse essere un successo del passaparola, non perché sia brutto, ma perché ha onestamente, diversi difetti.
La trama rispecchia abbastanza l'incipit del libro ed è abbastanza originale, per quanto inquitante. L'azione si alterna tra passato e presente (si tratta comunque di una settimana circa di differenza) cercando di confluire in un finale. E più o meno ci riesce. Il problema sta in quel 'meno'.
Ho riscontrato diverse incongruenze. Solo una a titolo di esempio: a inizio libro c'è scritto che la protagonista, avendo partorito da due settimane, non è il caso che guidi; a metà libro, uno dei personaggi ritiene che l'aver partorito il giorno prima non sia una buona scusa per il fatto che la protagonista sia mancata ad una rappresentazione teatrale. Se non ricordo male a dire queste due cose era lo stesso personaggio. Al di là del fatto che mi sembra assurdo che un'ostetrica pensi questo di una partoriente, come se fosse normale partorire un giorno (con cesareo) e il giorno dopo andarsene in giro per i teatri.
Poi, a posteriori, si notano un sacco di indizi seminati dall'autrice per far capire la storia, ma il modo in cui gli investigatori li utilizzano (con la lampadina che si illumina) è un po' troppo improvviso e inverosimile. Poi vengono svelati tutti così.
Migliora un po' se lo si prende dal punto di vista psicologico: la doppia natura del marito, la possessività della suocera, perfino le paranoie della protagonista, sarebbero tutti interessanti spunti di riflessione se non fossero eccessivi.
Il finale, sinceramente, non mi è piaciuto.

Personaggi: La nota più negativa. Le loro caratteristiche sono spinte fino all'eccesso tanto da divenire grottesche. E tutti fanno una misera figura. Alice non mi è piaciuta affatto. Nonostante cerchi di difendersi, il modo in cui agisce e le sue idee mi hanno irritata. Più di una volta verrebbe voglia di tirarle due schiaffi. David e Vivienne sono il marito e la suocera che non augurereste neanche al vostro peggior nemico. Al di là della loro natura, sono quelli che mi sono sembrati più forzati e incoerente, quasi l'autrice li avesse spesso piegati a comportamenti che in realtà non erano loro naturali. Il detective Waterhouse è il povero genio incompreso che si fa abbindolare dalle donne e la sergente Zailer è davvero squallida. Già è brutto vedere una donna proporsi ad un uomo che non la vuole fino a (passatemi la volgarità) sbattergliela in faccia e vedersi respinta lo stesso, ma fare anche la figura dell'incompetente e della gelosa davanti a mezzo commissariato fa venir voglia di chiudere il libro.

Stile: Un tentativo mancato di essere coinvolgente ed elettrizzante. L'autrice ci prova, ad imitare caratteristiche di autori già affermati, ma ho avuto l'impressione che imitasse altri piuttosto che scrivere come le veniva naturale. Impressione che ho avuto sia sullo stile, che sulla trama, che sulla caratterizzazione dei personaggi. Non è fatto male o brutto, ma è come se avesse avuto un prontuario sotto mano con la ricetta: i thriller sono scritti così, punto 1, punto 2... E lei, da brava, ha inserito il punto 1, il punto 2 e così via.

Giudizio finale complessivo: A mio parere, una storia sprecata. Tanti spunti interessanti offuscati dalla voglia di essere diversa ed originale, scrivendo una storia eccezionale. Si percepisce la voglia di stupire e strafare, soprattutto nelle rivelazioni inaspettate, ma sembrano quasi sempre delle forzature, come se il naturale svolgimento della storia fosse stato diverso da come lo ha raccontato l'autrice. Dalla metà in poi ho storto sempre di più il naso e ho accolto il finale con un sospiro rassegnato. Ho sperato fino all'ultimo che si riprendesse, invece è affondato ancora di più. Peccato.
Voto: 5/10

Commenti

  1. Mi ha sempre attirata quel tanto che bastava da prenderlo in mano, ma non tanto da comprarlo... questa recensione ha confermato le impressioni che mi ero fatta leggendo qualche pagina sparsa :/

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    1. Sì, la storia non era male, ma secondo me è andata sprecata. Non so se è la sua prima opera, ma lo spero, magari con l'esperienza alcune cose cambiano.
      Credo che le concederò almeno un altro titolo, se dovesse capitare, ma senza fretta.

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