Recensione: La casa tonda di Louse Erdrich


Titolo: La casa tonda
Autore: Louise Erdrich
Edizione: Feltrinelli
Prezzo: 16,15 €
Trama: 1988. La comunità di una riserva indiana nel North Dakota è scossa da un crimine di un'efferatezza inedita per quei luoghi. La moglie del giudice Coutts, Geraldine, che ha subìto l'aggressione, si è chiusa nel silenzio ed è caduta in una profonda depressione. Se è viva, lo deve alla propria presenza di spirito: ha approfittato di un momento di distrazione dell'assalitore ed è fuggita in automobile. Sembra che dopo averle usato violenza, l'uomo abbia tentato addirittura di bruciarla viva cospargendola di benzina. "Sembra", perché la faccenda presenta molti lati oscuri e perché la vittima si rifiuta di parlarne. Assistito dalle due polizie che operano all'interno della riserva, quella indiana e quella americana, Coutts inizia a indagare. Ma Coutts non è un giudice d'assalto, il suo lavoro si è sempre limitato a liti tra vicini, furtarelli, piccole truffe, ubriachezza, un po' di droga. Toccherà al figlio tredicenne Joe intervenire per cercare di far luce sul mistero.


Pensavo di trovarmi davanti ad un thriller, in realtà questo è più un libro di denuncia. La storia presa come esempio per raccontare cosa accedeva nelle riserve fino a pochi anni fa.
Come dice la sinossi, tutto inizia quando Geraldine torna a casa, sconvolta, sconvolgendo, inevitabilmente, la vita della propria famiglia. Il tutto è visto con gli occhi del piccolo Joe, che capisce e non capisce cosa è accaduto alla madre.
Comprende che le cose sono cambiate, che niente sarà più come prima, ma non riesce a capire perché la madre non sia più tale, perché se ne stia chiusa in camera tutto il giorno, perché non parli in modo da aiutarli a risolvere la cosa, perché si rifiuti di prendersi cura di lui e di suo padre come aveva sempre fatto.
Ci sono cose che esulano dalla mente di un bambino.
E' per riavere la madre, o almeno una parvenza della medesima, che si improvvisa detective e cerca di capire cosa possa essere accaduto e perché.
Lo svolgimento della trama non mi ha colpita più di tanto, ci sono rivelazioni improvvise, compreso il colpevole che arriva alla fine, sia come 'colpevole' che come personaggio in generale.
Come dicevo, però, scopo del libro non era tanto raccontare la storia, quanto mostrare come venivano trattati gli indiani in quel periodo. Una donna poteva essere presa stuprata e uccisa e il colpevole avrebbe avuto, sempre ammesso che venisse riconosciuto colpevole, la stessa pena che se avesse ucciso un animale.
Nonostante la parvenza di impegno nel risolvere il caso, se era implicato un 'viso pallido', a nessuno esterno alla riserva importava niente di trovare il responsabile. E, in ogni caso, era colpa della donna che lo aveva adescato.
Al di fuori della riserva, sembra quasi impossibile, per Coutts che pure è un giudice, ottenere giustizia.
Il finale è di quelli obbligati in questi casi.

Personaggi: Ammetto che hanno un po' contribuito a non farmi piacere granché la storia. Il protagonista è essenzialmente Joe che ci racconta gli avvenimenti con gli occhi di bambino, ma parlandone quando è ormai adulto. Questo, se fa perdere alla storia un po' di freschezza, la rende comunque più chiara e cruda agli occhi del lettore. La depressione della madre e la distruzione della famiglia, si ripercuote nel suo modo di raccontare che è cupo e senza entusiasmo. Gli altri personaggi che si limitano, alla fine, ai due genitori, appaiono più come ombre, sfumati e generici. Un esempio di persone più che personaggi caratterizzati e delineati in maniera univoca.

Stile: Le vicende raccontate non sono felici, lo ammetto, ma il libro si presenta troppo cupo e opprimente per farsi apprezzare. E' una scrittura negativa che comunque non colpisce e alla fine annoia soltanto. Manca del tutto l'enfasi, anche per le cose brutte, e sembra di leggere una cronaca che mina il coinvolgimento emotivo ed empatico. Nota negativa nella traduzione con dubbi errori grammaticali.

Giudizio finale complessivo: Un libro che, pur narrando una storia importante e che meriterebbe di essere letta, non mi è piaciuto affatto. Leggo cose tristi, leggo cose brutali, posso leggere anche storie vere, ma mi piace essere coinvolta. Mi piace star male con i personaggi, sentire ciò che sentono, capire cosa stanno vivendo. Essere lasciata lì come spettatrice di una storia triste e raccontata male, mi indispone veramente molto.
Voto: 5/10

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