Recensione: Vita a spirale di Abasse Ndione

Oggi vi parlo di un libro un po' più caruccio. Espatriamo di nuovo, ma stavolta me ne sono 'volata' in Africa. Non amo il caldo, ma è andata decisamente meglio che con l'Islanda di Reykjavìk café.

Titolo: Vita a spirale
Titolo originale: La vie en spirale
Autore: Abasse Ndione
Edizione: e/o
Prezzo: 4,90€
Trama: "Vita a spirale" è un romanzo sorprendente, un on the road africano che ci apre ai misteri delle vite, dei sogni, dei divertimenti, del gergo dei giovani africani di oggi. La corruzione e l'assurdità del continente nero sono ampiamente descritte, ma il tono ironico e leggero contrasta con la cupezza con cui i media ci parlano dell'Africa. Ndione non nasconde la povertà, l'ingiustizia, la mancanza di orizzonti cui sono condannate queste giovani esistenze, ma porta alla ribalta con umorismo straordinario anche la gioia di vivere, di stare con gli amici, di sognare e la via maestra per raggiungere questi scopi: la canapa o marijuana o erba, che dir si voglia.

Voto: 3,5/5 (7/10)
Mi verrebbe da dire: un inno alla marijuana. In realtà l'erba è più una scusa per illustrare, in maniera un po' diversa, un continente che ci viene descritto sempre in maniera cupa e disastrosa.
C'è la fame, c'è la mancanza di lavoro, ci sono gli impegni e i doveri, ma con un po' di canapa Amuyaakar e i suoi amici sognano un mondo migliore e si rilassano un po', dimenticando per qualche tempo, la loro condizione.
Finché non diventa illegale.
E' la possibilità di un lavoro sicuro e remunerativo che fa decidere al protagonista di diventare spacciatore. L'alternativa è morire di fame, e con lui la nonna, la sorella e il figlioletto. Difficile biasimarlo.
Ndione poi mantiene un tono così leggero e ironico che accende la curiosità di sapere come prosegue la storia e come andrà a finire.
C'è molta Africa in questo libro: la commistione tra credenze popolari e religione, la corruzione, la povertà, ma anche la voglia di vivere, l'amore, la sicurezza economica; tutte cose che, viste da dentro, sembrano diverse, meno terribili, ridimensionate rispetto a ciò che si è abituati a pensare. Da europea che guarda da fuori pensavo: come si fa a vivere così? Leggendo il libro il pensiero è stato: ma guarda, si può vivere anche così e non prendersela neanche.
Amuyaakar è un bel personaggio. Diventa spacciatore e fa anche di peggio, eppure rimane simpatico e si finisce per fare il tifo per lui. Non è tutto facile. Trova le sue difficoltà, affronta il dolore e alla fine si ritrova a giocare secondo regole che non ha scritto lui; eppure rimane, in qualche modo, se stesso, come se la vita che fa fosse strettamente necessaria a sopravvivere, senza corromperlo nell'intimo. Capisce quando fermarsi e come tornare sulla strada giusta.
Gli altri personaggi sono filtrati dai suoi occhi (la narrazione è in prima persona) e rimangono più sullo sfondo.
Il libro è scorrevole e non mi ha mai annoiata, le tempistiche sui fatti sono ben distribuite e la storia, nel complesso, è credibile.
Di contro non si rivela un libro eccezionale o memorabile, per questo non strappa un voto più alto.

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