Recensione: Pane di Maurizio De Giovanni

Il tempo di mettere su l'ultima recensione e il Ranocchio si è ammalato di nuovo. Questo vuol dire altra marea di libri letti, zero tempo per recensirli, vagonata di recensioni a guarigione avvenuta.
Non sono riuscita neanche a fare la foto a questo libro... La sostituirò quando avrò un attimo di respiro.


Titolo: Pane per i Bastardi di Pizzofalcone
Autore: Maurizio De Giovanni
Edizione: Einaudi
Prezzo: 19,00€
Trama: Quanta vita, quante vite. E quanto buon odore di pane, in città. Se non ci fosse anche il delitto. Quando un omicidio divide in due le forze di polizia, il gioco si fa davvero duro per i Bastardi, che per molti devono ancora dimostrare di esserlo davvero, dei bravi poliziotti. Da un lato ci sono loro, che seguono l'odore del pane. E del delitto. Ma dall'altra ci sono i tosti superdetective della Dda, che sentono odore di crimine organizzato. Mentre i sentimenti e le passioni di ogni personaggio si intrecciano con l'azione e determinano svolte sorprendenti, la città intera sembra trattenere il fiato. Per poi prendere voce. A volte c'è bisogno di un avversario agguerrito, per riuscire a capire chi sei davvero. Forse i Bastardi l'hanno trovato. E per dimostrare di essere i migliori sono disposti a tutto. Perfino a diventare davvero una squadra. Buona caccia, Bastardi.

Voto: 4-/5 (7,5/10)
Per la prima volta mi trovo a togliere qualcosa ad un libro di questa serie, per due motivi, direi personali e forse pure banali.
Il primo riguarda una delle tante sottotrame della serie (sono quelle che creano continuità tra i libri): secondo me era tempo di chiudere l'indagine privata di Giorgio.
Prima di tutto il modo in cui sembrava essersi risolta e poi è stata riaperta mi è sembrato un po' traballante. Poi la stessa intenzione di non volerla concludere sa di forzatura, di minestra un po' allungata, di voler per forza tenere in piedi qualcosa che sembrava aver trovato la sua conclusione. Certo, nei prossimi libri, ci possono essere sorprese e conclusioni ancora migliori, ma sono diffidente.
L'altro motivo riguarda il comportamento di Laura a fine libro, l'ho trovato incomprensibile e fuori luogo. Non si tratta di fastidio o delusione, ma proprio della domanda: che c'entra? Che bisogno c'era? Anche qui spero di trovare le risposte nelle prossime letture.
Per il resto la storia è bella. Mi è piaciuto il 'caos' tra delitto di mafia e altro delitto (lo definisco così per non fare spoiler). Ammetto però di essermi divertita moltissimo con la storia secondaria, sia perché è buffa (sdrammatizza un po' la principale), sia perché è coinvolto Aragona, che io adoro.
E che, secondo me, rispecchia il talento di De Giovanni: Aragona è quel tipo di persona che se ci si deve avere a che fare, la si odia. E anche come personaggio è così: sbruffone, arrogante senza motivo, saccente, inopportuno e, in generale, un pessimo personaggio. Eppure alla fine lo si adora, perché fa sorridere, perché qualche qualità ce l'ha, perché alleggerisce i toni della squadra e dei libri.
Bellissime le scene con Romano. Ho amato la sua sottotrama fino alla fine e sono stata felicissima per il punto in cui è arrivata (non ho capito se si è conclusa oppure no).
Su Alex invece, ancora non mi sbilancio. Mi piace la sua storia, mi piace come personaggio, ma la trovo troppo defilata.
Per Lojacono e Ottavia, invece, niente di nuovo da dire. Ah sì, a me Letizia non piace (ma forse lo avevo già detto).
Scrittura meravigliosa come sempre. Scorrevole, piacevole, appropriata, a tratti veloce, a tratti poetica. Ottimi i dialoghi, descrizioni in quantità giusta per capire, senza spezzare troppo l'azione.
E ora mi attende Souvenir.

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