Recensione: Hanno ammazzato la Marinin di Nadia Morbelli

Regalino di compleanno a cui non ho saputo resistere. ho torri di Babele di libri in casa, eppure ha continuato a dire 'Leggimileggimileggimi'... Chi sono io per dire di no?

Titolo: Hanno ammazzato la Marinin
Autore: Nadia Morbelli
Edizione: Giunti
Prezzo: 6,90€
Trama: È la vigilia di Pasqua e Genova è sommersa da una pioggia torrenziale. Cullata dalle sua­denti note di una musica jazz, Nadia Mor­bel­li, redattrice quarantenne magra come un’ac­ciuga e dai capelli rosso fuoco, è immersa in un più che meritato bagno caldo, quando improvvisamente nel palazzo salta la luce. Lì per lì non ci fa troppo caso. Tre giorni dopo, però, suona alla porta un agente di polizia per comunicarle che proprio quella sera, sul suo stesso pianerottolo, è stata ammazzata «la Marinin», la petulante vicina di casa. Una vecchiaccia davvero tremenda. Un ladro alle prime armi colto sul fatto? Può darsi. Ma al­lora perché non ha toccato l’argenteria e i soldi lasciati sul comò? La tentazione è troppo forte e Nadia si fa subito prendere dalla sin­drome di Maigret, spronata anche dalle in­triganti conversazioni col dottor Prini, vice­questore-letterato, ruvido d’aspetto ma di modi fin troppo gentili... Così, tra un salto alla bocciofila, quattro chiacchiere davanti a uno stoccafisso alla ligure, e i tête-à-tête con Prini che assumono sempre più l’aria di un flirt, Nadia comincia a individuare una pista davvero interessante. Una pista che af­fonda le radici in quelle terre e in un pezzo oscuro di storia d’Italia.
Brillante, intelligente, comico, Hanno ammazzato la Marinin è un romanzo che, dietro l’appassionante intrigo giallo, mette magnificamente in scena i tic e i vizi della provincia italiana.


Voto: 7/10
Eccoci giunti a Genova e, più spesso, nell'entroterra alle sue spalle.
Nadia Morbelli in persona (autrice e protagonista) ci porta in questo piccolo angolo d'Italia improvvisandosi in veste di Miss Murple.
In realtà il 'giallo' narrato in queste pagine è solo una scusa. Per fortuna sono una di quelle persone che nei libri legge tutto, non solo la storia, ma anche prefazioni, note, dediche e ringraziamenti, e in questo caso è stato importante, perché prima del racconto, c'è un appunto molto utile. Ve lo riporto:
<<Tutte le storie raccontate in questo romanzo sono vere. Tutte tranne una: quella principale, quella dell'omicidio della Marinin>>
Sul momento ho pensato: in pratica la più importante è l'unica inventata. Ero anche un pelo scettica e sarcastica (del tipo: meno male che nessuna Marinin è stata ammazzata per produrlo), lo ammetto.
Invece quella nota è stata un'importante chiave di lettura, perché mi ha permesso di gustarmi i particolari, le battute, i siparietti vari e le sotto-storie che costituiscono il vero centro del libro. Un piccolo spaccato di umanità, talvolta così grottesco e impossibile, da ricordare come la realtà sia perfettamente in grado di superare la fantasia.
La vicenda principale è carina. Senza lode e senza infamia. Non un capolavoro di originalità e suspense, ma abbastanza curiosa da far proseguire fino in fondo. Si mantiene coerente, anche se spesso oscurata dal resto e forse le rivelazioni sono un po' troppo addensate sul finale.
Ad eccezione della protagonista, che è anche autrice, gli altri personaggi sembrano più 'ruoli' che non vere e proprie figure ragionate e caratterizzate. Un difetto? Non per me. Sono tutti così e sono ben riconoscibili. Mi è sembrato solo un modo diverso di intendere i partecipanti alla storia.
Quello che forse mi è piaciuto meno è il linguaggio colloquiale usato nelle parti narrate. Non è una cosa condannabile, ma io non gradisco, a meno che non si tratti di stile dialettale alla Malvaldi o Camilleri, ma in questo caso non mi è sembrato.
Qualche altra pecca sui dialoghi; soprattutto in quelli più lunghi mancano le indicazioni di chi dice cosa e dopo un po' si perde la cognizione di chi sta parlando.
Utile, invece, il mini glossario finale italiano - ... genovese? Ligure? Insomma, le parole più strane sono segnalate in corsivo e tradotte in fondo.
Pollicino verso per un brutto refuso lasciato dalla Giunti: ogni fine capitolo comporta il resto della pagina bianca e il nuovo capitolo nella pagina successiva con il suo numerino in grassetto in alto. pagina 196: finisce una frase, ventidue, frase successiva.
Bruttino sempre, ma da una grande CE è bruttino un po' di più.
Comunque, pulci a parte, il libro è carino, divertente, scorrevole. Niente superfighi e supereroi, ma semplici persone che fanno il loro lavoro e vivono vite come le nostre.
Ho già lì pronto il secondo, che credo leggerò prestissimo. l'autrice ha il pregio di rilassare senza essere noiosa.
E poi mi ha fatto ricordare il vecchio "Via, via, la polizia" da me sfiorato nei primissimi anni di palazzetto. Un amarcord per cui non posso non adorarla.

Commenti

  1. Questo ce l'ho in casa da parecchio, ma non mi sono ancora decisa a leggerlo. E' uno dei libri che hanno portato a casa i miei e che ho fatto scivolare nel dimenticatoio, in quel posto in cui relego i libri che non mi ispirano troppo per poi tirarli fuori quando non so cos'altro leggere. Ma la tua recensione mi ha fatto cambiare idea, credo che gli darò una possibilità il prima possibile :)

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