Recensione: Quella sera dorata di Peter Cameron

Un'opinione che mi ha richiesto un po' di tempo ...

Titolo: Quella sera dorata
Titolo originale: The city of your final destination
Autore: Peter Cameron
Edizione: Adelphi
Prezzo: 19,00€
Trama: Quando qualcuno si accinge a scrivere la biografia di qualcun altro, parenti e amici del biografato cercano quasi sempre di ostacolare un'iniziativa che, in un futuro minacciosamente vicino, li costringerebbe a leggere la solita compilazione di svarioni, congetture e voli di fantasia non autorizzati. È quindi ovvio che né la moglie, né il fratello, né l'amante del defunto Jules Gund, autore di un solo e venerato libro, desiderano che il giovane Omar Rezaghi si rechi nella tenuta di famiglia in Uruguay, e s'impicci di faccende – piuttosto scabrose, fra l'altro – che non lo riguardano. Ma Omar ha una fidanzata che ripone in lui consistenti aspettative, e lo mette, di fatto, sul primo aereo per il Sudamerica – ignorando di consegnarlo così, nel ruolo di amoroso, a tre consumati professionisti della dissimulazione. È solo l'inizio di una commedia brillante e feroce, dove nessuna combinazione di fatti, sentimenti o rivelazioni è esclusa in partenza: e la regia di Peter Cameron, alternando concessioni alla platea e battute al vetriolo, costruisce sotto i nostri occhi una scena perfetta, che sembra immaginata da Noël Coward o Tennessee Williams, ed è invece solo quella in cui viviamo.

Voto: 7/10
Un libro davvero particolare e, come tutti i libri particolari, credo che, ala fin fine, mi sia piaciuto; però mi ha lasciato diverse perplessità.
Omar vuole scrivere la biografia di Jules Grund e per ottenere la borsa di studio deve avere l'autorizzazione del fratello, della moglie e dell'amante che vivono quasi insieme in Uruguay. Loro la negano, lui vorrebbe lasciar perdere, ma viene convinto dalla sua ragazza ad andare fin là per far cambiare loro idea.
Questo è il presupposto da cui scaturisce una storia strana dove il celato la fa da padrone.
Omar è ingenuo e anche un po' impacciato, mentre i tre che si trova di fronte sono decisamente più infidi e subdoli. Non sono personaggi cattivi, più che altro sembrano voler giocare con lui e divertirsi un po' negandogli l'autorizzazione e consentendola in via condizionale.
Quello di cui non si accorgono è che l'arrivo dell'uomo fa saltare un equilibrio monotono in cui si erano ritrovati incastrati.
Ho ammirato moltissimo il modo in cui Cameron tratteggia i suoi personaggi e la loro evoluzione pur senza parlarne in maniera esplicita.
Il libro è basato quasi esclusivamente sui dialoghi, che sono spesso velati, quando non proprio criptici. Nessuno è onesto, preferendo rifugiarsi dentro il ruolo interpretato.
Difficile dire chi è il primo a cedere. Cambiano tutti in poche pagine, ma in maniera del tutto naturale. Non mi sono sembrati affrettati o tirati via.
Ciò che mi ha stupito di più però, è stata l'abilità di Cameron nel far credere, anche a chi legge, che ci fosse chissà cosa dietro la vita dei tre che vivono a Ochos Rios, mentre invece non c'era niente, solo una specie di gioco fatto per riempire il vuoto di un'esistenza ferma ad un punto morto.
Un libro a suo modo semplice, che offre tanti spunti di riflessione, ma anche ostico.
Ammetto di aver faticato diverse volte sui dialoghi, cercando di decodificare i comportamenti e il non detto per farmi un'idea più chiara di ciò che stava accadendo e non sempre ci sono riuscita. Molte cose mi sono rimaste oscure ed è anche a causa di queste che non sono proprio sicura che mi sia piaciuto.
In ogni caso lo trovo un libro che si lascia leggere e le cui pagine scorrono con una certa facilità.


Commenti

  1. Mi hai incuriosita.. un bel po'! :D

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  2. Ho letto il romanzo parecchio tempo fa, ma ricordo perfettamente che non mi è piaciuto. L'ho trovato un po' inutile.

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