Recensione: La bottega dei libri proibiti di Eduardo Roca

Eccomi! Finalmente l'ho ricopiata su file ^_^
Spiacente di avervi fatti attendere. Questa settimana è andata un po' meglio, ma la passata è stata davvero incasinata per me.

Titolo: La bottega dei libri proibiti
Titolo originale: El taller de los libros prohibitos
Autore: Eduardo Roca
Edizione: Mondadori
Prezzo: 19,90€
Trama: Colonia, primi decenni del Quattrocento. In un clima storico fatto di poche luci e molte ombre, in cui il sapere è ancora saldamente nelle mani di pochi che non hanno alcun interesse alla sua divulgazione, inizia infine a soffiare il vento del cambiamento. Un piccolo gruppo di intellettuali ed eruditi si riunisce in clandestinità con un sogno grandioso: la diffusione dei libri tra il popolo. Naturalmente la Chiesa si oppone con forza perché non vuole che opere definite pericolose vengano divulgate, e la nobiltà non ha alcuna intenzione di perdere i suoi privilegi. Solo un uomo, il mite e ingegnoso orafo Lorenz, ha il coraggio di affrontare questa sfida. Di origini modeste, dopo aver perso la moglie in un incendio ed essere rimasto da solo a crescere l'unica figlia, Lorenz ha un sogno nel cassetto condiviso con l'amico libraio Johannes, anima del gruppo di intellettuali: mettere a punto un sistema da lui ideato per la stampa meccanica che porterà alla nascita della tipografia. Il progetto è ambizioso e la sua invenzione in grado di cambiare il corso della storia. Ma il prezzo che dovrà pagare per una simile temerarietà è altissimo: a rischio c'è la sua vita e quella di chi lo circonda. Romanzo storico sulla passione per la lettura e l'amore per i libri, "La bottega dei libri proibiti" ci offre un efficace affresco del XV secolo, ma anche una storia d'amore e d'avventura, trasportando il lettore nella realtà di un'epoca in cui crudeltà e intolleranza si scontrano con il sapere, la giustizia e la sete di verità.

Voto: 8/10
Come ho avuto più volte modo di dirvi, finalmente un romanzo storico che mi è sembrato leggermente diverso dagli altri.
Siamo a Colonia nel 1435, Lorenz Block è un abilissimo orafo, ma ama i libri e sognava di fare il copista. Peccato che abbia un difetto intollerabile per l'epoca: è mancino. Da qui parte la spinta verso un'invenzione che ambierà le vite di molti. Sia sul momento che nel futuro.
Perché leggermente diverso? Prima di tutto non è uno di quei libri in cui se qualcosa può andar male di sicuro lo farà. Anzi, ogni volta che si arrivava ad un momento critico, l'autore risolveva abilmente senza maziare i suoi poveri personaggi. Certo, ci sono momenti tristi e drammatici, ma sono ben proposti e coinvolgono buoni e cattivi (e non sempre e solo i buoni).
Ecco, forse è questa la differenza profonda rispetto agli altri libri: il fulcro non è la lotta tra bene e male (qualunque cosa identifichi l'una e l'altra). Non è che non c'è, in certi romanzi è quasi inevitabile, solo che qui non è preponderante. O, se lo è, se proprio la si vuol trovare, allora è edulcorata, e le opposte fazioni divengono ignoranza e conoscenza, conservatorismo e progresso.
Trovo che l'autore sia stato molto bravo a inserire i vari step dell'invenzione di Lorenz all'interno di una storia più complessa. Non solo, le parti di dettaglio avrebbero potuto risultare noiose, invece sono state distribuite e intervallate con commenti e scene di vita domestica che spezzano il discorso.
Ci sono i cliché tipici, chiesa repressiva, i buoni perseguitati, innocenti coinvolti, potenti che fanno i prepotenti, storia d'amore e così via, però non mi hanno infastidita. Anzi, mi sono sembrati incredibilmente naturali e adatti. Probabilmente se non lo fossero stati, stereotipati, mi sarebbero sembrati stonati.
Non sono espertissima di storia, ma la ricostruzione mi è sembrata buona e accurata. E per una volta niente chiese da costruire o ristrutturare
Tanti i personaggi, troppi per nominarli tutti, per cui mi concentro sui principali.
La scena se la dividono soprattutto Lorenz, sua figlia Erika e Nicholas.
Del primo ho ammirato la tenacia nel perseguire nella sua invenzione. Si piange un po' addosso, ma va comunque avanti (talvolta con qualche spintarella).
Nicholas dovrebbe essere l'antagonista, in realtà è anomalo. E' troppo sveglio e lungimirante per accettare un ruolo così banale.
Di Erika ho adorato la tenerezza della sua storia d'amore epistolare con il ragazzo misterioso, ma anche il coraggio di crescere senza madre (non che avesse alternative, però è bello il suo ottimismo).
Ho apprezzato anche Olga, seppur sia un personaggio controverso. Le sue scelte non sono mai scontate nonostante siano dolorose.
Dolce Alonso e splendido nel finale.
Tutti gli altri sono ottimi personaggi che svolgono al meglio il loro ruolo. Quelli che ho citato sono abbastanza approfonditi sia psicologicamente che storicamente (ci sono flashback sul loro passato). Di tutti gli altri conosciamo quel tanto che serve a capirli e contestualizzarli, senza che risultino piatti nè, viceversa, fornire informazioni inutili ai fini della storia.
Roca ha una scrittura molto ben bilanciata. Le parti più storiche non sono così lunghe da risultare noiose e i momenti di azione si alternano bene a quelli descrittivi. Molto appropriato il linguaggio sia nel testo che nei dialoghi. Buone anche le tempistiche, anche s eforse il finale arriva un pelo improvviso. Comunque meglio così che un inutile allungamento del brodo.
Quindi, ribadisco, uno storico-mediavale che non mi ha annoiata, anzi, mi ha divertita e mi ha tenuto piacevolmente compagnia.

Commenti

  1. A dire la verità non mi ispirava tantissimo, ma la tua recensione mi ha fatto cambiare idea :) Magari se mi capita tra le mani gli darò una possibilità :)

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    1. Io l'ho trovato diverso dal solito. Spero piacerà anche a te, se ti capiterà di leggerlo.

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