Recensione: Amity e Sorrow di Peggy Riley


Titolo: Amity e Sorrow
Titolo originale: Amity & Sorrow
Autore: Peggy Riley
Edizione: Sonzogno
Prezzo:   € 16,50
Trama:  Sul sedile posteriore dell'auto, due sorelle siedono l'una accanto all'altra, con i polsi legati. La loro mamma, Amaranth, guida ininterrottamente da giorni. È in disperata fuga dal marito, capo poligamo di una setta religiosa dove le donne vivono recluse. Le ragazze, Amity e Sorrow, unite per la pelle, guardano con infinito stupore il mondo esterno, fuori dalla comunità dove sono sempre vissute. Un incidente stradale interromperà la loro corsa in una sperduta pianura dell'Oklahoma. Secondo quale piano Dio le ha fatte schiantare proprio lì? Il soccorso arriva da Bradley, un contadino del luogo la cui moglie se n'è andata, che prende le tre donne con sé nella sua fattoria. Certo, quello strano trio piovuto dal cielo lo mette non poco in imbarazzo, con tutti quei loro bizzarri rituali, quelle stravaganti preghiere, quelle cuffiette d'altri tempi, quella totale ignoranza delle cose più semplici. Tuttavia la curiosità prende il sopravvento e, gradualmente, il rude Bradley e la fragile Amaranth scioglieranno quei lacci che trattengono i loro cuori da un sentimento eccitante quanto inatteso. Sono le due ragazze, però, a subire, nel modo più radicale, l'impatto con il mondo 'là fuori'. Amity è raggiante, intrepida, entusiasta di ogni nuova esperienza - il primo assaggio di patatine fritte, una visita in biblioteca, lo sguardo di un giovanotto, la scoperta del televisore. Sorrow, invece, a disagio per quell'improvvisa libertà, entra in conflitto con ogni novità, ed è determinata a tornare dal padre...

Voto 7/10

Ero molto curiosa riguardo a questo libro, ma alla fine ammetto che non mi ha colpito in pieno.
Non saprei dire cosa non mi ha soddisfatta, forse i due mancati schiaffoni a Sorrow. Ho sperato fino alla fine che se li beccasse, ma la madre è troppo fuori dal mondo per rendersi conto che la figlia è un'esaltata viziata che avrebbe bisogno di essere rinchiusa in una casa di cura.
Non è pazza (non clinicamente almeno), ma aver vissuto per anni isolata dal resto del mondo presso una setta poligama l'ha resa incapace di educare le proprie figlie (tra l'altro già grandi) al e nel mondo, diciamo, comune.
Amaranth è in fuga dal marito con le due ragazze, Sorrow, sedici anni, e Amity, dodici anni. Fino a quel momento hanno vissuto nella setta con un uomo e cinquanta mogli. E' fuggita perché è accaduto qualcosa che ha incrinato le sue certezze e perché c'è stato un terribile incidente.
Lo fa anche lei, un incidente, con l'auto, e questo la obbliga a rimanere presso un agricoltore.
Le tre figure femminili si contendono la scena del romanzo e delle riflessioni.
Amaranth è totalmente condizionata dagli anni passati nella setta. Non sa più relazionarsi con le persone, indossa strati e strati di gonne e non comprende più il mondo in cui si è ritrovata e che ha lasciato tanti anni fa. E' ancora incerta sulle regole e anche se sa che può infrangerle perché non valgono più, ogni volta che lo fa trema e teme che si scateni una tempesta punitrice. Riesce in qualche modo a tornare ad essere donna, mentre come madre commette moltissimi errori. Primo fra tutti aver fatto la cosa giusta portando via le ragazze, ma non riuscire a spiegare loro perché l'ha fatto e perché era sbagliato ciò che avevano fatto fino a quel momento.
Sono suoi tutti i racconti sul passato.
Sorrow, inaspettatamente per la madre, non accetta la nuova situazione e vorrebbe tornare nella setta. Nonostante la profonda antipatia che mi ha suscitato, il suo comportamento è comprensibile: è stata strappata dall'unico ambiente che conosce, per essere sbattuta in un mondo che, non solo le è estraneo, ma rappresenta anche tutto ciò che le è stato insegnato essere sbagliato. Come se non bastasse è passata da essere l'oracolo, la prima figlia, una principessina in pratica, ad essere una ragazzina qualunque additata come strana se non folle. Ed effettivamente qualche follia la fa. Anche qui non perché sia clinicamente malata, ma perché la sua visione del mondo è totalmente distorta.
Per finire la più piccola, Amity. E' eternamente combattuta perché la minore età e la mancanza di privilegi rispetto alla sorella, hanno fatto sì che la sua mente, pur se condizionata, rimanesse ancora abbastanza curiosa verso il nuovo mondo. Si ritrova, così, tra le altre due, tra l'obbligo di rispettare le regole e l'ordine nuovo di non farlo, tra la sicurezza di ciò che conosce e la curiosità di ciò che non conosce. E' buffa e tenera ed è probabilmente il più bel personaggio del libro.
Al di là delle tre figure femminili, il libro offre, però, poche altre attrattive. La storia presente è incentrata su questo ritorno alla normalità con pochi momenti interessanti (neanche le follie di Sorrow) e un racconto un po' piatto; il passato, invece, si presenta quasi confuso, la cronologia non è chiara e anche alcuni fatti rimangono nebulosi.
Anche il finale non mi ha soddisfatta, il colpo di scena era citofonato e la decisione di Amaranth sulla figlia molto discutibile.
Lo stile invece mi è piaciuto per la velocità. Frasi e capitoli brevi che favoriscono lo scorrere del libro. Ho storto il naso sui dialoghi non sempre comprensibili.
Per finire mi sono rimaste delle curiosità non soddisfatte.
Sul discorso setta non mi pronuncio, è un mondo a cui non mi sono mai interessata e di cui non so niente: potrebbero esistere sette simili tanto quanto essere solo un'invenzione dell'autrice.

Commenti

  1. Sembra un libro interessante, ma sono perplessa sulla quantità di nervoso che potrebbe farmi salire la figlia maggiore :/

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    Risposte
    1. ... forse è da evitare :D
      Scherzi a parte come personaggio è caratterizzato bene, peccato che abbia un carattere pessimo. E' insopportabile.

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