Recensione: Ammazzateli tutti, Dio saprà riconoscere i suoi di Rossana Ungaro Bianco

Questo libro mi è capitato tra le mani, ma forse sarebbe meglio dire tra i piedi.
Non è brutto, ma neanche esaltante. Ammetto che sono riuscita ad andare avanti nell'attesa che accadesse qualcosa.
Attesa vana...


Titolo: Ammazzateli tutti, Dio saprà riconoscere i suoi
Autore: Rossana Ungaro Bianco
Edizione: Augusto Ferrara
Prezzo: 9,90 €
Trama (tratta da www.anobii.com): Cosa lega Jean Philippe Saintmaure, sua moglie Eloise, e soprattutto Matilda, la loro figlioletta di due anni, all'anziano professore di matematica di un liceo di Carcassonne? 
Non si sono mai visti prima, non si conoscevano, solo un breve incontro casuale ai giardini pubblici di Carcassonne. 
E ancor più, cosa unisce questi quattro personaggi dei nostri tempi ai protagonisti di una cupa storia legata all'eresia catara e alla crociata albigese del 1209? 
Niente si direbbe, a prima vista. 
Ma una invisibile ragnatela, gettata attraverso otto secoli, finisce per coinvolgerli al di là delle loro volontà. 
Il destino, o meglio il caso, si fa vivo per mezzo di un manoscritto lasciato da un testimone di quei tempi confusi. 
Da quando, nel 1095 a Clermont, papa Urbano II aveva chiamato alla guerra in Terra santa i cristiani d'occidente, all'inizio della crociata albigese, erano passati 114 anni. 
Anni tumultuosi, contradditori, funesti per tutti, in cui ci si nascose dietro la bandiera della guerra santa per mascherare interessi e appetiti di ben altra natura. 
Ma questo non spiega ancora cosa unisce un professore di matematica e la famiglia di un professore universitario parigino a dei personaggi del Medioevo. 
Cosa possono avere in comune con Roger Raymond de Trencavel, signore di Carcassonne, con Simon de Monfort, capo della crociata albigese, con Arnaud Amaury, legato di papa Innocenzo III, con san Bernardo di Chiaravalle? 
L'autrice, nel corso del romanzo, fa intravedere le possibili relazioni, per mezzo delle quali ognuno può pensare di aver scoperto la soluzione di un mistero, che verrà svelato solo alla fine.

Mah ... un libro sostanzialmente inconsistente, noiosetto, con poco senso e che al termine lascia una domanda: e quindi?


Le vicende narrate si spostano dal passato, epoca dell'eresia catara e sua sopprassione, al presente in cui facciamo la conoscenza di Eloise e del marito e del professor Thierry. La storia inizia all'epoca catara con un avisione dall'alto, poi si sposta incomprensibilmente ai giorni nostri con la vita di Eloise quando incontra il marito, poi torna al passato e di nuovo al presente con il professor Thierry che durante un'escursione trova un diario dell'epoca. A quel punto la trama segue principalmente le vicende dei catari alternando il racconto puro con la trascrizione del diario di Martin. Già questo crea un attimo di confusione. Qualche capitolo è dedicato alle attività del professore e qualche altro (molto più sporadico) sempre all'allegra famigliola di Eloise. Il racconto delle persecusioni catare non è un granchè (tralascio l'aspetto storico di cui non ho conoscenze e per il quale non posso indicarne l'esattezza), l'uso di dare nomi tutti uguali finisce per creare confusione nel lettore, ci sono un sacco di riferimenti e accenni storici inutili, la narrazione in generale è piatta come una tavola. Il diario di Martin dovrebbe offrire qualche spunto in più, ma non fa che ripetere che accaddero cose orribili, fu costretto a subire cose tremende e così via, senza però far vivere la benchè minima emozione al lettore. Un disco rotto in pratica. Eloise, marito e figlioletta non hanno praticamente senso, l'occhio li segue, verso la fine hanno una parvenza di utilità, ma poi tutto si risolve con un nulla di fatto e il lettore torna alla domanda iniziale: e quindi?
Qualche nota un po' più colorata la offre il professore che ritrova il diario, si lascia entusiasmare e i suoi sentimenti smuovono qualcosa, anche se non riescono a coinvolgere.
Tutta la trama ha però poco senso, anzi, sembra quasi non esistere una vera e propria trama. Le vicende del passato dovrebbero in qualche modo agire sul presente, ripercuotersi nelle vite dei tre contemporanei, ma, anche se il lettore vede, dall'alto, dove si va a finire, questo non accade con i personaggi che rimangono slegati e inconclusi. Inutili.
Allo stesso modo, se la parte passata ha comunque un suo svolgersi (per quanto si tratti solo di raccontare la storia così come accadde), quella attuale no, rimane buttata lì, con poca logica e senza conclusione.
E' un peccato, perchè, al di là delle nozioni storiche che il marito elargisce e che non hanno senso, poteva essere un romanzo carino, quanto meno piacevole da leggere, divertente nel passato e presente che si ricongiungono, invece nel finale si perde anche quel poco di positivo che poteva esserci.

Personaggi: c'è confusione perfino nei personaggi. Chi è il protagonista del passato? Martin? Mica tanto, scuriosiamo un po' nel suo diario, nel suo 'terrore', ma per poco e in maniera poco incisiva. Raimond Roger Trencavel? Un po' di più magari, ma anche la sua storia parte dall'era delle era e prima che si arrivi alla sostanza anche lui è divenuto noioso. Tra l'altro è approfondito poco e male. principalmente sono narrate le sue vicende ma con pochi approfondimenti sui suoi sentimenti (magari sono anche descritto, ma non è che 'arrivino' più di tanto al lettore). Protagonisti del presente il professor Thierry, che forse è l'unico che muove un po' di empatia, si entusiasma, trova uno scopo nella traduzione del diario,  ne diventa geloso, quasi ossessionato. Insomma un personaggio che almeno fa e prova qualcosa. Per finire Eloisa e il marito. Lui è un inutile e anche un po' saccentino antipatico. Il suo unico scopo sembra dare informazioni, non richieste e non necessarie, al lettore, forse nell'intento di fargli capire la storia. In realtà di lui e delle sue spiegazioni non sente il bisogno nessuno. Lei è ... bo ... una sciacquina? Più o meno. Niente sentimenti, niente approfondimenti, niente senso. Si sposa quel marito, ci fa una figlia, la seguiamo un po' e poi ... Niente. Come tutti gli altri.

La narrazione è in terza persona e il libro è scritto anche bene. E' scorrevole, piacevole nelle sue immagini, in un buon italiano che non stanca. Il problema sono proprio i contenuti.

Giudizio finale complessivo: Un lavoro inutile e inconsistente. La buona scrittura lo rende comunque leggibile, ma alla fin fine non lascia niente. Ho fatto perfino fatica a scrivere la recensione, perchè non mi veniva neanche niente da dire tanto è piatto. Quasi preferisco le ciofeche, almeno t'arrabbi e provi comunque qualcosa.
Voto: 5/10

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