Recensione: Hunger games di Suzanne Collins


Titolo: Hunger games
Autore: Suzanne Collins
Edizione: Mondadori
Prezzo: 14,90 € (Il mio è in prestito)
Trama (tratta da www.lafeltrinelli.it): In un futuro post apocalittico, una brutale selezione decide le sorti di milioni di giovani: dodici ragazzi e dodici ragazze, scelti per estrazione in una lotteria, sono costretti a partecipare agli Hunger Games, un terrificante reality show in cui vince.,. chi resta in vita. Offrendosi di entrare nel programma al posto della sorella minore, Katniss si ritiene già morta. Ma l'istinto di conservazione scorre forte nelle sue vene e quando si troverà a dover scegliere tra sopravvivenza e umanità, vita e amore, non sarà possibile dare niente per scontato.

Sinceramente sono riuscita ad apprezzarlo solo quando mi sono liberata da un'idea martellate e incessante: è un plagio.
O, se non lo si vuole considerare un plagio, ricalca comunque al 90% un'altra storia, più vecchia e altrettanto famosa, Battle Royale. Non solo, nel prosieguo della lettura, non ho potuto fare a meno di avvertire anche gli echi di due film, anche questi piuttosto famosi: Highlander (con il leggendario 'ne rimarrà soltanto uno') e The running man (soprattutto per quanto riguarda l'aspetto del gioco).
Tra l'altro questa impressione è rafforzata da un inizio lento e poco interessante, che si fa leggere ma non entusiasma.
Al momento dell'arrivo nella grande città, però, le cose sembrano iniziare a girare e la storia decolla veramente, tenendo il lettore abbastanza incollato alle pagine. Almeno fino al finale, tiracchiato un po' per le lunghe in generale, ma con alcuni momenti che danno l'impressione di 'affrettato'.

La storia di per sé, pur con la zero originalità già citata, è piacevole, appassionante e si lascia leggere. Buone le tempistiche dei colpi di scena, qualcuno un po' scontato, altri un po' meno. Anche le trovate all'interno dell' Hunger games sono carine, buona l'alternanza tra abilità e fortuna per non creare un super personaggio troppo antipatico.
Ottima la resa di sentimenti e sensazioni; in alcuni punti, che non cito per non fare spoiler, mi sono perfino commossa.
Il punto di vista è soggettivo e la narrazione è in prima persona, questo permette di immedesimarsi molto nella protagonista, complice anche l'abilità dell'autrice. 
In linea generale il libro sottolinea l'eterna lotta tra bene e male, dove 'male' ha due caratteristiche: quelle degli altri concorrenti, più spietati della protagonista, e quella, più grande, di chi organizza i giochi, l'oppressore crudele che per ricordare la propria supremazia e cosa accade a chi si ribella, organizza giochi mortali con protagonisti adolescenti provenienti dalle aree oppresse.
Anche la storia ha due velocità. Si può leggere solo il primo libro, che ha un suo finale, oppure proseguire con l'intera trilogia che, a idea, ricalca comunque lo stesso andamento in una sorta di crescendo finale. Nel primo tomo sono presenti diversi elementi che suggeriscono gli sviluppi futuri, sia dal punto di vista dell'azione, sia dal punto di vista sentimentale: a inizio libro conosciamo Gale, ma non è con lui che Katniss finisce in coppia e questo crea una sorta di attesa anche in chi, oltre alla trama, guarda anche la crescita sentimentale e psicologica dei personaggi. Quantomeno dei protagonisti.

Personaggi: sinceramente belli. Nonostante siano abbastanza standard, l'autrice riesce a farli amare dal lettore e a non renderli troppo banali. Katniss è una protagonista classica: carina senza saperlo, determinata, forte, abile, sfrontata quando si tratta di aiutare la propria famiglia, totalmente paralizzata quando si tratta di agire spietatamente, troppo abituata a dare valore alla vita propria e altrui. Ottime le soluzioni che l'autrice adotta per metterla in condizione di proseguire pur rimanendo fedele a se stessa. Molto dolce la figura di Peeta, l'altro tributo. Ingenuo, tenero, onesto e disponibile. Difficile non simpatizzare per lui. Gli altri si perdono un po', in quanto il punto di vista è esclusivamente quello della protagonista. Dalle sue parole e sentimenti però, riusciamo a farci un'idea anche della piccola Rue, che a Katniss ricorda la sorellina, della ragazza senza voce e anche degli adulti che compaiono nel libro.
Su questi devo fare un piacevole appunto: per una volta non sono tutti un branco di idioti con il cervello più immaturo degli adolescenti che parlano, ma li ho trovati abbastanza credibili, svegli e abili nel rapportarsi con i giovani. Adorabile lo stilista Cinna e sorprendente il tutor nonostante sia affetto dal vizio dell'alcol. Più marginali gli altri. Un po' troppo stereotipati gli altri tributi e le situazioni che li vedono a confronto.

Molto scorrevole lo stile dell'autrice, alterna abilmente descrizioni che alimentano l'immaginazione, ad azioni che portano avanti la storia e catturano il lettore. Buona la terminologia, che ho trovato piuttosto appropriata senza livellamento verso il basso (essendo un'autrice straniera, quindi tradotta, parte del merito va anche al traduttore e alle sue scelte linguistiche), con alcune parole piuttosto ricercate che amplificano il vocabolario usato.
Ottima la lunghezza senza parti ridondanti e allungamenti inutili (se si escludono un paio di pagine verso la fine e l'inizio lento)

Giudizio finale complessivo: sinceramente buono. Come ho già detto, nonostante il pregiudizio iniziale che avevo, ho apprezzato moltissimo questo libro, appassionandomi e provando emozioni che non sempre gli autori riescono a strapparmi. La Collins invece ha un modo di raccontare che mi ha portato veramente sull'arena assieme alla protagonista, facendomi vivere quei giorni con le stesse sensazioni della ragazza.
Un bel libro in generale, soprattutto per i giovani; imperdibile per gli appassionati di distopici.
Voto: 8/10

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