Recensione: Gli zombi non piangono di Rusty Fischer


Titolo: Gli zombi non piangono
Autore: Rusty Fischer
Edizione: Giunti
Prezzo: 12,00 €
Trama (tratta dal sito di Giunti)
Maddy Swift è una studentessa un po’ imbranata, che frequenta il liceo della tranquilla cittadina di Barracuda Bay e ha una cotta per il nuovo ragazzo della scuola. 
Quando Stamp la invita a una festa, la sua vita è destinata a cambiare per sempre. Piove a dirotto e Maddy, tutta agghindata, esce di nascosto dal padre. Dopo essersi persa diverse volte, finalmente intravede le luci della festa e viene colpita in pieno da un fulmine. Quando si risveglia, si ritrova con la faccia in una pozzanghera, stordita e completamente inzaccherata.
Ma il fango è l’ultimo dei suoi problemi: è quel buco fumante nel cranio, il cuore che non batte più e i polmoni che non funzionano a farle sorgere qualche sospetto...
Una volta a casa, dopo una rapida ricerca in rete, scopre con raccapriccio di essersi trasformata in una delle creature che più la spaventano: una morta vivente.

Nel raccogliere i dati per questa recensione ho notato che, come sempre o quasi, nella trama proposta ci sono inesattezze. Io sinceramente non ho trovato scritto da nessuna parte che Maddy è terrorizzata dai morti viventi. E' terrorizzata sì, ma da una coppia di compagni di scuola piuttosto alternativi che si divertono a  spaventarla. E quindi si spaventa, mi sembra una cosa logica. Oltretutto ha un hobby piuttosto singolare, che dubito avrebbe se fosse così spaventata.


Esclusa quest'ultima frase, il resto direi che c'è abbastanza.
Maddy è effettivamente una liceale ed è una liceale di tipo comune. Né eccelsa, né pessima. Non ha strane paturnie come invece sembrano avere buona parte delle sue coetanee di libri simili, studia, sogna il grande amore e vive un po' all'ombra della migliore amica: la fantastica Hazel, che colleziona incarichi, è carina, è una cheerleader e così via. Anzi, sembra quasi che Maddy debba un po' arrabattarsi per non risaltare troppo, pena la reazione della suddetta migliore amica.
Cosa non facile, quando sbatti contro il nuovo arrivato più figo della scuola e la coppia più inquietante dell'ora di economia domestica decide di 'giocare' con te, ricordandoti che in quella classe sono morte 3 studentesse dall'inizio dell'anno e insinuando che potresti essere la prossima.
Dopo una giornata così intensa, ciò che serve a Maddy è un giretto al cimitero per il suo passatempo preferito (che ragazza macabra). Peccato che i due di prima la raggiungano lì.
Inaspettatamente la giovane viene salvata da un'altra coppia, manco a dirlo, inquietante pure questa, ma un pelo più simpatica.
Nella fuga dal cimitero si scontra (ah, il destino) di nuovo con il ragazzo figo della scuola che coglie anche l'occasione per invitarla ad una festa. Festa a cui Maddy va di nascosto e a cui non arriverà mai poiché nel frattempo è stata colpita da un fulmine e ha qualche notevole problema in più che non l'aver dato buca al ragazzo più figo della scuola.
Da quel momento si dipana tutta la storia, tra rivelazioni e incomprensioni. 
Se essere uno zombi non è facile, Maddy comunque non perde la sua ironia e il suo tono pungente, perfino con se stessa. I problemi però arriveranno più avanti quando diverse persone a lei vicine verranno coinvolte nella storia fino al finale, prevedibile, ma non del tutto.
La trama è forse un po' scontata, almeno da un certo momento in poi e non mancano leggere incongruenze e cambi repentini, soprattutto nei dialoghi tra Maddy e il padre, come se, ad un certo punto l'autore non sapesse come proseguire la discussione. Così uno dei due dice una frase quasi slegata dal resto e le cose cambiano.
Altra nota 'strana' è il rapporto con la migliore amica, che, da un certo momento in poi, cambia totalmente e non solo perché lei è divenuta uno zombi, è proprio Hazel che tende ad avere comportamenti non in linea con l'inizio del romanzo.
Una cosa molto positiva, che ho davvero apprezzato, è che, pur essendo chiaramente il primo di una serie (o comunque, lasciando aperta la porta a volumi successivi), il libro è leggibile anche da solo. C'è una storia che viene conclusa e una più ampia lasciata aperta. Se il genere piace e si vuole andare avanti, si è liberi di farlo, se invece si decide di averne avuto abbastanza il libro è comunque concluso.

I personaggi ... Dunque c'è una netta differenza tra Maddy, la protagonista, e gli altri e non solo perché è presente l'io narrante. Madison è simpatica, ironica, dettagliata e 'curata' dall'autore. Conosciamo i suoi pensieri e il suo sentire anche se, personalmente, non ho provato molta empatia per lei e, pur trovando divertente leggerla, non sono riuscita ad immedesimarmi più di tanto. Non è solo una 'differenza' di età, è che i suoi sentimenti, pur esplicitati dall'autore, non incidono. Anche quando scrive che 'vorrebbe piangere', non si riesce a sentire il dolore o la disperazione del momento. Il problema potrebbe essere dato anche da inesattezze o decisioni di traduzione. Capita che certe parole, certe strutture verbali efficaci in una lingua, perdano il loro effetto quando tradotte.
Gli altri personaggi, invece, si percepiscono come poco più che vagamente accennati. Non sono chiari i loro pensieri, i loro sentimenti, neanche i loro caratteri, in quanto, ogni tanto, hanno comportamenti 'anomali' che spostano le loro caratteristiche rendendoli ancora più indefiniti, quasi che l'autore li muova e li usi non come sono realmente ma come fa comodo a lui. Che potrebbe avere anche un suo senso, un personaggio in genere ha uno scopo. Il punto è che, stabilito lo scopo, lo si dovrebbe creare in modo che sia coerente, non utilizzarne a caso, uno a caso. Oppure crearne uno per uno scopo e muoverlo in maniera incoerente perchè tanto 'l'importante è che faccia ciò per cui l'ho creato'. Bastavano veramente pochi accorgimenti per avere entrambe le cose e ottenere un effetto migliore.
Per finire, non amo le stragi libere e gratuite, soprattutto quando, in una ricerca di sensazionalismo, le cose divengono davvero troppo irreali. Ok, è un libro sugli zombi ed è già irreale di per sè, ma nel finale l'autore cerca di strafare per esaltare i protagonisti e la storia tende al ridicolo. Anche in questo caso, bastava 
qualcosina di diverso per migliorare notevolmente l'effetto.

Per quanto riguarda lo stile, Fischer utilizza l'io narrante e la narratrice è ironica e divertente, prende la sua vita e la sua morte, anzi non - morte, con molto aplomb e una buona dose di spirito, tanto da andarsene in giro a cercare cervelli al supermercato in piena notte (con buona pace del macellaio di turno). Molto simpatico l'inserimento di frasi a colloquio diretto con il lettore (del tipo: 'Insomma, avete capito.')
Il registro è medio e la quantità di vocaboli un po' scarsina, non avrei disprezzato qualche termine un po' più preciso e ricercato.

Altra cosa che non mi ha entusiasmato: la copertina. Non mi avesse colpito lo stralcio di storia sul retro della sovra coperta e alcuni commenti positivi, non lo avrei mai notato.

Per finire ho trovato il libro di una lunghezza giusta, la storia è raccontata abbastanza precisamente, ma senza parti ridondanti. Pochi e precisi i riferimenti al passato. Un po' lento il finale.

Giudizio finale complessivo: Nonostante tutti i difetti che gli ho trovato e che ho elencato, il libro mi è piaciuto. Mi sono divertita a leggerlo e, pur non essendo una lettura d'alta classe o di alto impegno, mi ha fatto passare dei momenti piacevoli, soprattutto perché, con la testa stanca dal lavoro, mi ha concesso momenti di evasione riposante senza richiedere alcuno sforzo. pochi personaggi da tenere a mente, un solo filone logico, un solo personaggio narrante.
Voto: 7/10 


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