Recensione: Pista nera (Rocco Schiavone 01) di Antonio Manzini

Ultimamente letture un po' più piacevoli ^^ Questa mi è piaciuta particolarmente e l'ho divorata.

Titolo: Pista nera (Rocco Schiavone 01)
Autore: Antonio Manzini
Edizione: Sellerio
Prezzo: 13,00€
Trama: Semisepolto in mezzo a una pista sciistica sopra Champoluc, in Val d'Aosta, viene rinvenuto un cadavere. Sul corpo è passato un cingolato in uso per spianare la neve, smembrandolo e rendendolo irriconoscibile. Poche tracce lì intorno per il vicequestore Rocco Schiavone da poco trasferito ad Aosta: briciole di tabacco, lembi di indumenti, resti organici di varia pezzatura e un macabro segno che non si è trattato di un incidente ma di un delitto. La vittima si chiama Leone Miccichè. È un catanese, di famiglia di imprenditori vinicoli, venuto tra le cime e i ghiacciai ad aprire una lussuosa attività turistica, insieme alla moglie Luisa Pec, un'intelligente bellezza del luogo che spicca tra le tante che stuzzicano i facili appetiti del vicequestore. Davanti al quale si aprono tre piste: la vendetta di mafia, i debiti, il delitto passionale. Quello di Schiavone è stato un trasferimento punitivo. È un poliziotto corrotto, ama la bella vita. Però ha talento. Mette un tassello dietro l'altro nell'enigma dell'inchiesta, collocandovi vite e caratteri delle persone come fossero frammenti di un puzzle. Non è un brav'uomo ma non si può non parteggiare per lui, forse per la sua vigorosa antipatia verso i luoghi comuni che ci circondano, forse perché è l'unico baluardo contro il male peggiore, la morte per mano omicida ("in natura la morte non ha colpe"), o forse per qualche altro motivo che chiude in fondo al cuore.  

Voto: 8/10
Per un'adoratrice di investigatori un po' bastardi come me, Rocco schiavone non poteva che essere un amore a prima lettura. E difatti è balzato tra le prime posizioni del mio indice di gradimento (di contro, nella vita reale, scapperei a gambe levate da uomini simili)
La trama del libro è piuttosto semplice e non particolarmente innovativa, però è carina, si lascia leggere. Non solo, gli indizi sono ben disseminati e ci si può fare un'idea del colpevole (anche se poco delle motivazioni), aspetto sempre molto stimolante per un lettore. Se si conoscono i luoghi citati si riescono ad immaginare molto bene anche le scene.
In una storia simile, ciò che fa la differenza sono i personaggi e in questo caso sono davvero ben caratterizzati.
Rocco fa il protagonista. E' prepotente, arrogante, manesco e pure corrotto. Quest'ultimo aspetto mi ha colpito. Siamo abituati ai buoni e incorruttibili (Anche se qualcuno viaggia sulla libera interpretazione delle regole), non ad un commissario, ooops, vicequestore, corrotto e ancora corruttibile. E no, personalmente non ritengo valido che rubi ai ladri. I tempi di Robin Hood sono un po' passati. Sono rimasta anche sorpresa dalla disinvoltura con cui insulta gli altri, sottoposti in primis. Mi è spiaciuto per loro. Molto belli e dolci, invece, i momenti con Marina.
Italo è l'agente che affianca Rocco per tutto il libro. L'unico sveglio e arguto del gruppo, a metà storia mi ha stupita rivelando un lato di sé che non mi sarei mai aspettata. Anzi, avrei pensato il contrario (non dico altro per non fare spoiler).
Tutti gli altri per ora sono rimasti più in sordina, oppure sono esclusivamente attinenti al libro per cui non descritti, però mi hanno colpito il medico legale, tosto e che tiene testa al vicequestore, e il superiore di Rocco (mi sfuggono sia il nome che il titolo). In genere sono caratterizzati come mezzi politicanti idioti, buoni solo a intralciare le indagini e a trattare con la stampa. Questo invece sa il fatto suo, inquadra subito Rocco e non si fa problemi a fare... velati accordi.
La scrittura è semplice, schietta e diretta (con qualche volgarità), in linea con il carattere del protagonista. Insomma, tenta abbastanza il lettore, lo stimola e gli regala soddisfazioni senza frustrarlo con nozioni particolari o troppo dotte. Anzi, Manzini accompagna molto bene il suo racconto senza sovraccaricarlo di orpelli inutili, personaggi insignificanti, digressioni che spezzano i momenti. Niente descrizioni troppo lunghe, va subito al centro dell'azione e lascia ampio spazio sia ai dialoghi che alle riflessioni sulle indagini. Questo rende il testo scorrevole, sprona ed incuriosisce senza annoiare mai. Ottima l'idea di utilizzare il corsivo per le parti con marina, raccontate da Rocco in prima persona, aumenta la differenza con il resto.
Il conclusione, il primo della serie scritta da Manzini si è rivelato un giallo interessante, di stampo un po' classico, per questo divertente e rilassante. Spero che i successivi mantengano le stesse caratteristiche.

Commenti

  1. Bellissima recensione ❤
    Niente perfezione nei personaggi di questo librino, e forse è per questo che ci sono piaciuti. Non sono scontati. Così come la trama, non scontata ma neanche un ingamburgliamento (per scriverlo mi si è intrecciata la lingua prima ancora del dito 😂) incomprensibile di indizi, spesso senza senso, che servono solo ad incasinare il lettore così che non intuisca troppo presto la soluzione 😅

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