Recensione: La ferocia di Nicola Lagioia

Ho qualche problema con i vincitori del premio Strega. Il primo che ho letto, io non lo avrei manco pubblicato, figuriamoci assegnargli un premio. In questo caso non ho avuto reazioni così forti, però fatico ancora a vederci il senso di un premio.
Ma per fortuna io non sono un critico, ma una semplice lettrice, quindi posso anche non comprendere le sottigliezze e dire cosa non mi è piaciuto.

Titolo: La ferocia
Autore: Nicola Lagioia
Edizione: Einaudi
Prezzo: 19,50€
Trama: In una calda notte di primavera, una giovane donna cammina nel centro esatto della strada statale. È nuda e coperta di sangue. A stagliarla nel buio, i fari di un camion sparati dritti su di lei. Quando, poche ore dopo, la ritroveranno ai piedi di un autosilo, la sua identità verrà finalmente alla luce: è Clara Salvemini, prima figlia della più influente famiglia di costruttori locali. Per tutti è un suicidio. Ma le cose sono davvero andate così? Cosa legava Clara agli affari di suo padre? E il rapporto che la unisce ai tre fratelli - in particolare quello con Michele, l'ombroso, l'instabile, il ribelle - può aver giocato un ruolo determinante nella sua morte? Le ville della ricca periferia barese, i declivi di ogni rapida ascesa sociale, le tensioni di una famiglia in bilico tra splendore e disastro: utilizzando le forme del noir, del gotico, del racconto familiare, scandite da un ritmo serrato e da una galleria di personaggi e di sguardi che spostano continuamente il cuore dell'azione, Nicola Lagioia mette in scena il grande dramma degli anni che stiamo vivendo. L'intensità della scrittura - mai così limpida e potente - ci avviluppa in un labirinto di emozioni, segreti e scoperte, che interseca le persone e il loro mondo, e tiene il lettore inchiodato alla pagina.  

Voto: 6/10
Non è che il libro non mi è piaciuto. E' che ma ha lasciata perplessa. In diversi punti. Prima di tutto la storia.
D'accordo, il presunto suicidio di Clara (che tutti chiamano 'ragazza' ma ha trent'anni, per me è una donna. Non una ragazza. Oltretutto è sposata) non è che una scusa, per l'autore, di mostrare cosa c'è dietro una famiglia 'rispettabile' nell'Italia di oggi (è ambientato a Bari, ma ne ho sentite abbastanza da poter spostare la scena in moltissime altre città italiane, dalle Alpi allo Ionio). I Salvemini sono costruttori, il capo famiglia è Vittorio, ed è lui che dirige un po' tutta la baracca per amore dei figli (la più piccola, Gioia, se non ricordo male, ha ben oltre i 20 anni). La storia della famiglia è legata a quella dell'impresa edile e delle dubbie manovre fatte da Vittorio per ottenere permessi di costruire, abitabilit e quanto occorre in campo edile, ma le vicende politiche sono per lo più marginali. Servono soprattutto a spiegare magari certi comportamenti, l'intrigata ragnatela d rapporti, omissioni, favori e quant'altro, con cui soprattutto Michele (terzogenito) si dovrà scontrare.
Il cuore della storia sono i complessi rapporti tra i sei membri della famiglia e qui iniziano le mie perplessità. Clara viene presentata prima attraverso gli uomini (tanti) con cui è stata a letto. E' una falsa presentazione per me: di questa ragazza, poi donna, in realtà non sappiamo niente. Non ci viene detto altro, se non che cornificava il marito con molti altri personaggi. Ma le vere ragioni del malessere non sono eviscerate. Vengono lasciate all'idea del lettore che può solo fare supposizioni. Anche Ruggero è ambiguo. Detesta il padre, forse arriva ad odiarlo, eppure non gli dice mai di no. Ma perché lo odia? Da cosa nasce il suo senso di impotenza e prigionia? Anche qui risposte vaghe.
Forse è Michele quello più chiaro. La sua complessa psicologia (problemi compresi) non viene, di nuovo, approfondita. Neanche la ragioni di alcuni comportamenti e reazioni, ma quantomeno, nella storia, si può trovare una sorta di punto di origine che, se non spiega a fondo, almeno fornisce una causa.
Gioia è totalmente trascurata. Appena accennati i rapporti tra Annamaria e Vittorio.
La cosa più bella è stato il rapporto tra clara e Michele. Un amore fraterno, dolce (niente incesti, né, almeno dal mio punto di vista, cose morbose) che inspiegabilmente prende strade avverse. Mi è dispiaciuto. Soprattutto perché, di nuovo, i motivi non mi sono stati affatto chiari. Soprattutto i comportamenti di Michele.
I personaggi, ne ho accennato nella trama, sono un altro nodo che mi ha lasciata perplessa. Non sono spiegati. O meglio, forse l'intento era quello di mostrarli attraverso le azioni ma io molte azioni non le ho capite. Molti comportamenti, risposte, decisioni, mi sono rimaste totalmente incomprensibili. Il personaggio più inutile è stato quello di Gioia. A parte fare un po' la ragazzina viziata nonostante l'età, non ha avuto granchè senso. Di tutti gli altri si parla si parla, ma senza che il lettore riesca a 'conoscerli' e, almeno nel mio caso, senza riuscire a empatizzare con loro. Mi è dispiaciuto per Clara? No. Ho parteggiato per Michele? No. Ho capito Ruggero? No. Ho simpatizzato con Annamaria? No. Ho giustificato Vittorio? No.
Non è rimasto niente di queste figure. E da lettrice mi dispiace. Una lettura che non mi ascia niente è una lettura sprecata.
Sulla scrittura niente da dire. Ma proprio niente. Tranquilla regolare. Non ho apprezzato i repentini cambi temporali che spezzano troppo l'azione, a volte da una frase alla successiva. Troppi i flashback che alla fine si sono rivelati quasi inutili e talvolta ridondanti. Parche le descrizioni. Molto stereotipati i dialoghi. Soprattutto quelli 'politici'.
Non un brutto libro, onestamente, ma io non sono riuscita a sintonizzarmici.


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