Recensione: Un amore di carta di Jean-Paul

Bentornati.
Niente. Quest'anno non ingrano granchè. Se esco dalla mia comfort zone, per la maggior parte trovo libri insignificanti quando non proprio brutti.
E pure nella mia comfort zone, dato che proprio ieri ho abbandonato La babysitter perfetta. La babysitter forse sarà stata perfetta, ma il libro assolutamente no.
Veniamo alla lettura di oggi, leggera e, almeno, breve.

Titolo: Un amore di carta
Titolo originale: Le liseur du 6h27 (trad: Il lettore delle 6.27)
Autore: Jean-Paul Didierlaurent
Edizione: Rizzoli
Prezzo: 7,99€ (versione ebook)
Trama: Guylain Vignolles è un invisibile, uno di quegli esseri solitari che nessuno nota. Lavora in una fabbrica di riciclaggio, al servizio di un'impietosa trituratrice di libri invenduti soprannominata "la Cosa". Nient'altro gli dà gioia, se non leggere a voce alta ogni mattina, sul solito treno delle 6:27, qualche pagina scelta a caso tra le poche che il giorno prima è riuscito a salvare dai denti d'acciaio dell'infernale macchinario. Questo fin quando, un mattino, sul treno trova una chiavetta USB. Rosso granata, che contiene il diario di una giovane donna: settantadue file scritti al computer da una certa Julie, signorina addetta ai bagni di un centro commerciale, pagine su pagine che irrompono come un diluvio nella sua vita sempre uguale. E dalle quali Guylain non saprà trovare riparo. Jean-Paul Didierlaurent ha scritto una storia d'amore al quadrato tra un uomo e una donna che si scoprono legati dalla passione per la lettura e ha dipinto un universo positivo nonostante tutto, perché sopra la coltre grigia di un'esistenza scandita da una routine desolante qualcosa c'è che solleva il cuore e apre lo sguardo: le parole, e le storie che le parole raccontano.

Voto: 3/5 (6/10)
Per un'amante della lettura come me, la sinossi di questo libro è stata una calamita. Purtroppo non mi ha entusiasmato quanto speravo.
Sì, la storia è carina, non molto originale, ma comunque piacevole. Però non va oltre. Non mi ha coinvolta, non mi ha emozionata, non mi ha colpita in nessun modo.
Guylain odia il suo lavoro e il suo odio si legge e basta. Forse qualcuno può arrivare anche a sentirlo, ma non io che, invece, ho trovato questa parte introduttiva troppo lunga e noiosa. Troppo ripetitiva. Avrei preferito che la chiavetta la trovasse prima e che ci fosse un po' più di attenzione al dopo.
La parte sull'ospizio era evitabile (e si potevano usare quelle pagine a favore del resto della storia).
L'unico sassolino che viene lanciato, i topi morti e il dubbio che la Zerstor 500 (la 'Cosa') parta da sola, rimane un sassolino senza che la questione venga risolta o approfondita. Un vicolo cieco fastidioso. Se non dai tutte le risposte, non mettere le domande. E se la cosa importante è comunque la storia d'amore, allora sarebbe meglio concentrarsi su quella e basta.
Altra 'menomazione' del libro: il protagonista.
Guylain è noioso, monotono, vittimista ai limiti dell'antipatia. Fatico a capire come possa attirare le simpatie di Julie, che, almeno dai suoi scritti, appare molto più spigliata, divertente, simpatica.
Perfino i suoi due amici sono meglio del protagonista stesso: Giovanni per la sua singolare ricerca che comunque lo tiene vivo e gli fornisce uno scopo, e Yvon che parla solo in alessandrini e lascia tutti a bocca aperta e anche un po' sconvolti (cosa che almeno fa ridere).
Nonostante la pesantezza di Guylain il libro scorre veloce, tranquillo e su binari sicuri. Pochissimi i colpi di scena e neanche tanto sorprendenti. Punta più sull'aspetto poetico e romantico dell'amore a distanza (e saggiamente tace su cosa accade dopo che si sono conosciuti). Qualche dialogo interessante, ma niente di più.
Un libro semplice e carino da leggere in un momento di stanchezza o di relax.

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