Recensione: L'esercito delle cose inutili di Paola Mastrocola

Con un duenne per casa, comincio ad interessarmi alla lettura per i più giovani ^^

Titolo: L'esercito delle cose inutili
Autore: Paola Mastrocola
Edizione: Einaudi
Prezzo: 9,99€ (formato ebook)
Trama: "Insomma, quel mattino di novembre, mentre andavo a zonzo nel vuoto da non so quanto tempo, succede che io incontro questo tale. E vi posso dire che, accidenti, se prendevo a destra anziché a sinistra non lo avrei incontrato. Quindi? Quindi tutto questo deve pur significare qualcosa. Ho preso a sinistra ed è stato tutto quel che è stato, questa benedetta storia che adesso vi racconto". È da qui che prende avvio il romanzo, per trascinarci presto in un altrove abitato da asini, libri, funamboli, macinini da caffè, poeti, scollatori di francobolli e altre mirabolanti creature. E poi c'è Guglielmo, un ragazzino che scrive delle lettere sgangherate e bellissime da cui emerge a poco a poco la sua storia. E c'è qualcuno, Raimond, che raccoglie quelle parole e le trasforma in un'azione. Perché ciò che è vecchio, desueto, ai margini, eccentrico, può essere mosso da un'energia misteriosa e seguire strade poco battute, dove l'utile e l'inutile sanno ribaltarsi l'uno nell'altro e diventare, forse, una sostanza nuova.

Voto: 3/5 (6/10)
Questo libro non molto lungo, contiene in realtà moltissimi spunti di riflessione.
Il primo, e più intuitivo, è quello suggerito dal titolo: l'utilità o inutilità di persone, animali e oggetti.
Attraverso gli occhi di Raimond, ci si ritrova a chiedersi che senso ha guardare la Luna, trapiantare primule qua e là, costruire acquiloni e così via, fino ai concetti di felicità e infelicità. Gli scollatori di francobolli perchè passano il tempo a scollare francobolli? La risposta è una: perché li rende felici.
Si scorge anche la non tanto velata critica alla società di oggi, dove cose e persone contano solo se sono 'utili' o fanno qualcosa di utile. Da qui la tristezza della casa vuota, del libro reso, del dipinto che nessuno guarda.
E' anche un invito a non vedere tutto in termini di utilità, perché è qualcosa di più effimero di quanto si creda. E' un attimo passare da essere utile a essere inutile e viceversa; ciò che è utile per qualcuno, non lo è per qualcun'altro e così via. Il concetto di utile e inutile, felicità e tristezza dipende da ognuno, non può essere preconfezionato e stabilito a priori. E' questa la sostanza prima della trama in cui Raimond viene 'regalato' a Gulliver (sono vaga, lo so, ma è per non fare spoiler).
Nella storia, inoltre, si parla anche di bullismo, di incomunicabilità in famiglia, di gelosie, di aspettativa, di educazione (scolastica e familiare).
Tutte cose che lo rendono un libro per tutti, ma da leggere con occhi diversi ad ogni età.
Il personaggio principale è Raimond, qualcosa di inutile che attraverso strani percorsi diventa di 'proprietà' di Guglielmo (Gulli). Sono sue le riflessioni, le idee, le constatazioni. Parla in prima persona e interloquisce con i lettori. Lo fa in maniera egregia per me; io non amo questa tecnica, eppure mi è piaciuto.
Gulli invece mi ha fatto tenerezza. Alla fine è lui che rivela il messaggio più importante del libro. Vive in una famiglia un po' singolare e viene preso di mira da alcuni bulli. Tanto che non vorrebbe andare a scuola.
Altri personaggi, come può essere Reso, sono meno approfonditi, eppure alcuni loro stati d'animo si percepiscono e suscitano empatia nel lettore.
Lo stile è semplice e diretto, molto adatto ai lettori giovani (a cui il libro si rivolge), ma piacevole anche per gli adulti che non farebbero male a dargli una possibilità, tenendo però presente che non è pensato per loro.

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