Recensione: Il club di Mezzanotte di James Patterson

Buon pomeriggio a tutti.
Primo giorno grigino qui, anche se fa ancora troppo caldo e l'autunno sembra volersene stare in vacanza e al caldo pure lui.
Eccoci di nuovo con la mia lettura più recente stavolta e che non mi ha soddisfatta granché. Capita. E temo che ricapiterà presto perché sono incappata in altri due libri un po'... mah, che potevano andare meglio, diciamo. Confido nei finali.

Titolo: Il club di Mezzanotte
Titolo originale: The Midnight club
Autore: James Patterson
Edizione: TEA
Prezzo: 9,00€
Trama: Il «Club di mezzanotte»: una misteriosa organizzazione criminale di individui senza volto e senza scrupoli, gente che ha soldi e potere a sufficienza per arrivare dove vuole, quando vuole; finanzieri, imprenditori, politici e militari. John Stefanovitch lo sa bene, il tenente della polizia di New York, infatti, ha pagato un prezzo altissimo nel tentativo di fermare uno dei più pericolosi membri dell'organizzazione, lo spietato Alexandre St. Germain, il «Danzatore della morte». Ora John non ha più nulla da perdere e attende soltanto l'occasione per vendicarsi. E quando incontra Sarah McGinnis, una brillante giornalista che da anni indaga sul Club, capisce che il momento è giusto: il momento di andare sino in fondo...

Voto: 3/5 (6/10)
Non ho letto molto di quest'autore, ma mi verrebbe da dire: non il miglior Patterson.
La storia è carina e scorrevole e si discosta anche dai canoni classici, scegliendo come protagonista un paraplegico e, come antagonista, un club con i più potenti criminali al mondo. Purtroppo finisce qui. Il resto non mi ha né colpita né entusiasmata.
Il libro è datato (fine anni '80) e risente un po' degli stereotipi dell'epoca (mafia, cosa nostra, yakuza e simili sono descritte un po' alla maniera americana) e già questo mi è sembrato... banale direi. Quasi uno scivolone.
Poi il titolo fa riferimento a questo fantomatico e terribile Club di Mezzanotte e anche i personaggi ne parlano tanto, ma alla fine l'unico che emerge è Alexander St. Germain. E gli altri? Vaghi accenni alla presenza di italiani, inglesi, giapponesi, tedeschi e altri, ma niente di preciso e definito. Delle marionette nelle mani di St. Germain, cosa che stride con la dichiarazione che sono i più terribili al mondo. Avrei voluto 'vederli' di più, seguire i loro pensieri, il loro modo di essere cattivi.
Troppi i vuoti informativi lasciati dall'autore: perché la polizia agisce proprio in quell'hotel? Come fa Isiah a rimanere ore fermo senza che nessuno faccia niente? E Sam? Come possono commettere una leggerezza simile? Tutte informazioni che non rendono il romanzo incoerente, però lasciano il lettore insoddisfatto.
I personaggi non suscitano la minima empatia. Né Stef, che pure ha perso tutto ed è su una sedia a rotelle, né Sarah, nonostante la vicenda di Sam. Un po' di simpatia la suscita l'agente Parker, ma è lontano dal coinvolgermi nei suoi sentimenti ed emozioni.
Per assurdo si salva il cattivo che, in quanto rappresentazione del 'male', suscita giustamente orrore, ribrezzo, antipatia e tutti i sentimenti negativi che suscitano i criminali.
Mancanza di partecipazione a parte, la trama scorre, la pagine si susseguono e l'alternarsi dei punti di vista mantiene viva l'attenzione del lettore e spinge ad arrivare alla fine. Dialoghi un po' miseri e senza grande profondità.
Nonostante i difetti, Patterson il suo mestiere lo conosce (e lo conosceva all'epoca) e salva in coroner il libro da un'insufficienza: il finale mi è piaciuto. Un po' troppo positivo e alla 'e vissero tutti felice e contenti', ma pazienza. Per stavolta ho apprezzato.

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