Recensione: Non deve accadere di Anne Holt


Titolo: Non deve accadere
Autore: Anne Holt
Edizione: Einaudi
Prezzo:   € 19,00
Trama: Johanne Vik, che sa ricavare da casi separati il profilo di un assassino, e Yngvar Stubø, il detective impulsivo e geniale, si sono sposati e vivono con una bimba neonata e l'altra figlia di Vik. Ma Vik sente che la tranquillità è apparente. E ha sempre più paura. Perché sa che nei delitti senza movente che stanno sconvolgendo la Norvegia c'è l'impronta di qualcosa che lei stessa ha fatto di tutto per dimenticare. E che il misterioso assassino seriale ha un obiettivo molto preciso in mente. Qualcosa che non deve assolutamente accadere.



 Era da un po' che sentivo parlare di quest'autrice e, grazie ad uno scambio su Anobii, ho potuto anche 'conoscerla'.
Direi che questa prima lettura mi ha positivamente impressionato, non del tutto, ma abbastanza da volerle concedere altre chance.
Ci troviamo davanti un assassino spietato e terribile, ma , soprattutto, imprendibile. Non commette errori, non si fa mai cogliere impreparato e rimane incomprensibile. La stessa profiler Vik, una dei protagonisti, asserisce che il serial killer più imprendibile è quello che non ha uno schema, non ha un movente, non ha motivi, perché è impossibile tracciarne o intuirne le caratteristiche, pertanto non è possibile cercarlo. Potrebbe essere chiunque. E queste cose le sa anche l'assassino. Per questo non sbaglia. Un cattivo veramente ben fatto, e voi sapete quanto apprezzi i cattivi veramente cattivi.
Anche l'intreccio non è male. I punti di vista sono quasi sempre dalla parte dei 'buoni', ma l'autrice vi ha inserito anche brani 'interpretati' dal cattivo, in cui si svela, piano piano, la sua idea e anche la sua motivazione (perché non è che non ne abbia, semplicemente non la si intuisce dagli omicidi).
La trama invece non mi ha particolarmente colpito. Non è brutta, ma abbastanza standard per questo genere di libri. I delitti sono un filino troppo ben descritti per i miei gusti, ma sono piuttosto efferati e ne deduco che non sarebbe stato possibile rendere la giusta idea senza un'opportuna descrizione.

Personaggi: La nota più dolente. Non mi sono piaciuti. Non sono brutti e sono anche ben costruiti, ma per me, nel tentativo di renderli umani, l'autrice li ha banalizzati. Sono stereotipati e freddi e non mi hanno suscitato empatia. Stubo, in alcuni momenti, non mi è sembrato granché come detective, e Vik, neomamma, è piuttosto antipatica e vittimista. Neanche il cattivo si salva. Sì è abile, astuto, non commette errori, ma quando viene allo scoperto e lo si 'conosce', si rivela un'altra lagna, con motivazioni patetiche.

Stile: Molto nordico. L'impronta culturale è fortissima sia nello stile di vita, sia nel modo di condurre le indagini. Probabilmente anche la scarsa empatia dei personaggi è dovuta a questo. I periodi non sono mai troppo lunghi e l'alternanza fra azione e riflessione è ben condotta. Buone anche le tempistiche per le rivelazioni, le intuizioni e le conclusioni ad effetto. Linguaggio scorrevole e piacevole.
Traduzione non precisissima e con refusi sparsi qua e là.

Giudizio finale complessivo: Un thriller per certi versi piacevole e intrigante, per altri un po' piatto e poco coinvolgente. Ci sono idee buone che me lo hanno fatto piacere e personaggi che me lo hanno reso più indifferente. Non è comunque una lettura impegnativa, non ci sono termini tecnici o definizioni troppo sottili che confondono i non addetti ai lavori, ed è possibile goderselo anche dopo una giornata di lavoro o prima di andare a nanna.
Voto: 7/10


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