Recensione: La perfezione del male di Alex Kava

Finiti gli studi folli da concorsi pubblici (semi inutili, ma vabbè, ci ho provato) eccomi tornata a più piacevoli letture. Più o meno...

Titolo: La perfezione del male
Titolo originale: A perfect Evil
Autore: Alex Kava
Edizione: Harlequin Mondadori
Prezzo: 14,00€
Trama: Ronald Jeffrews è giudicato colpevole di tre atroci delitti e giustiziato, portando con sé una verità terrificante. Ma tre mesi dopo l'esecuzione viene ritrovato un cadavere barbaramente violato secondo le stesse modalità che Jeffreys riservava alle sue vittime. C'è qualcuno che tenta di emularlo? Lo sceriffo Nick Morelli non è in grado di fronteggiare da solo il panico che sta dilagando nella piccola comunità di Platte City, nel Nebraska. Solo la risoluta agente Maggie O'Dell, profiler dell'Fbi, può aiutarlo.

Voto: 3,5/5 (7/10)
Credo di aver perso il conto dei 'thriller perfetti, torbidi e agghiaccianti che ho letto e il ricordo di questo finirà in quel monte divenuto indefinito.
Non è un libro brutto, sia chiaro, ma neanche così memorabile da meritarsi certi aggettivi. Diciamo che fa il suo dovere di storia di intrattenimento e basta.
E' un libro medio: la trama è mediamente carina, i personaggi mediamente apprezzabili, l'ambientazione mediamente caratteristica.
Partiamo dal contenuto. L'insieme non sa di copiato, ma preso elemento per elemento non mostra niente di originale. Un mostro rapisce, tortura e uccide ragazzini (quell'età in cui non sono più bambini, ma neanche ragazzi) di madri single. Non ricordo se ho già trovato qualcosa di simile, ma di sicuro non mi ha fatto gridare alla novità.
C'è la componente religiosa, la componente psicologica, la stampa che fa disastri, la battaglia psicologica detective-assassino...
Insomma, tutti ingredienti noti, talvolta indispensabili, ma niente che stupisca.
A onore dell'autrice va detto che sono ben amalgamati.
In detrazione che il finale è più che aperto, in quanto non solo non chiude questa storia (o lo fa solo parzialmente), ma ne riapre anche un'altra, che credo iniziata in un romanzo precedente.
Mi sarebbe piaciuto che almeno qualcosa si concludesse, così mi rimane l'impressione di un libro tagliato a metà.
Altro punto di merito (e forse la cosa più originale che c'è) è l'aver fatto debole il protagonista maschile, ma senza renderlo idiota. Nick vive ed agisce con la presenza costante dell'ombra del padre. E' perennemente in lotta per dimostrare di essere alla sua altezza, degno di lui e simili. Questo gli fa commettere diversi errori, ma rimane simpatico al lettore.
Di contro Maggie è troppo forte perché possa piacermi. Troppo fredda e chiusa perchè possa partecipare alle sue emozioni.
Christina invece è proprio antipatica. Troppo menefreghista nei confronti del resto del mondo.
Tutti gli altri personaggi sono stereotipi classici creati per far andare la storia in un certo modo.
Il cattivo? Uhm. Si parla di lui, del suo passato, si vedono i suoi pensieri, eppure rimane in qualche modo sfuggente. Non sono riuscita a capire se è del tipo che mi piace o no.
Lo stile della Kava è abbastanza asciutto, forse anche un po' freddo. E' scorrevole, ma l'ho trovato poco coinvolgente nei confronti del lettore: sia che si trattasse dei pensieri di un personaggio, sia nelle descrizioni di scene ed ambientazioni, mi sono sempre sentita più una spettatrice che una partecipante e la mia lettura ne ha risentito.
Questo, in sostanza, il mio pensiero. Come dicevo all'inizio un libro carino, senza lode e senza infamia, che si fa leggere in fretta ma anche dimenticare in fretta.

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