Recensione: Yeruldelgger. Morte nella steppa di Ian Manook

Buon giorno e buon sabato cari lettori, come state? ancora caldo da voi? Qui nei giorni scorsi ha tirato il Buran (chiamato toscanamente vento di Buriana), conosciuto in altre regioni come Bora e nonostante il sole vi assicuro che non si stava per niente bene. Comunque giornate ideali per parlarvi di un titolo che è stata una piacevole scoperta. Tanto da spingermi a cercare i successivi libri che hanno per protagonista l'investigatore mongolo dal nome impronunciabile (ogni volta che dovevo scriverlo facevo copia-incolla e non ho ancora capito come andrebbe letto.)
Nella recensione si fa riferimento al 'primo libro dell'anno', perché effettivamente l'ho letto e recensito (solo su goodreads) a inizio anno. Oggi vi riporto solo qui il mio pensiero.

Titolo: Yeruldelgger. Morte nella steppa
Titolo originale: Yeruldelgger
Autore: Ian Manook
Edizione: Fazi
Prezzo: 16,50€
Trama: Non comincia bene la giornata di un commissario mongolo se, alle prime luci dell’alba, in una fabbrica alla periferia della città, si ritrova davanti i cadaveri di tre cinesi, per di più con i macabri segni di un inequivocabile rito sessuale. E la situazione può solo complicarsi quando, poche ore dopo, nel bel mezzo della steppa, è costretto a esaminare una scena perfino più crudele: i resti di una bambina seppellita con il suo triciclo. Quello che però il duro, rude, cinico ma anche romantico commissario Yeruldelgger non sa è che per lui il peggio deve ancora arrivare.
A intralciare la sua strada, e a minacciare la sua stessa vita, politici e potenti locali, magnati stranieri in cerca di investimenti e divertimenti illeciti, poliziotti corrotti e delinquenti neonazisti, per contrastare i quali dovrà attingere alle più moderne tecniche investigative e, insieme, alla saggezza dei monaci guerrieri discendenti di Gengis Khan. Sullo sfondo, una Mongolia suggestiva e misteriosa: dalla sconfinata Ulan Bator alle steppe abitate dagli antichi popoli nomadi, un coacervo di contraddizioni in bilico fra un’antichissima cultura tradizionale e le nuove, irrefrenabili esigenze della modernità. Yeruldelgger dovrà compiere un viaggio fino alle radici di entrambe, se vorrà trovare una soluzione per i delitti, e anche per se stesso.
Un thriller classico, a tinte forti, con un’ambientazione unica, in cui pagina dopo pagina si susseguono le scene ad alta tensione e ogni calo di emotività è bandito.
In questo thriller mozzafiato Ian Manook ci accompagna, un colpo di scena dopo l’altro, dai deserti spazzati dal vento dell’Asia Centrale fino all’inferno dei bassifondi di Ulan Bator.
Dopo la Svezia di Mankell, l’Islanda di Indriðason, la Scozia di Rankin, d’ora in poi ci sarà la Mongolia di Ian Manook. 

Voto: 4/5 (8/10)
Il primo libro dell'anno si è rivelato davvero carino. Scelto per la trama investigativa, ho scoperto che il suo punto di forza sono i personaggi e la cultura mongola.
Ammetto di essere totalmente digiuna per quanto riguarda quest'ultimo aspetto, ma gli accenni fatti da Manook mi hanno profondamente coinvolta e affascinata, tanto da spingermi più volte on line per capire com'è fatta una yurta,un deel, dov'è di preciso Ulan Bator e il Terelji o com'è fatto il tè al burro salato (una cosa che credo non avrei il coraggio di assaggiare, coì come gli altri piatti citati). Bellissimo il contrasto tra novità e tradizione, con tutte le piccole usanze riportate fedelmente e lo stupore verso le nuove tecniche investigative (rigorosamente apprese da CSI), ma anche il messaggio che sono necessarie entrambe per non perdere se stessi e rimanere al passo coi tempi.
Yeruldelgger (è il nome del protagonista, impronunciabile, illeggibile e pure inscrivibile. Devo avere sempre il libro sotto mano e copiarlo o fare copia-incolla) è colui che incarna meglio questo dualismo. Per risolvere i suoi casi si affida alle idee moderne di Oyun e Solongo e al suo istinto, affinato e istruito tanti anni prima in un tempio Shaolin, e rispolverato per uscire da situazioni pericolose e da una crisi interna profonda. Mi piace la determinazione e l'astuzia che tira fuori nel finale per risolvere i casi e salvare tutte le sue donne (figlie, colleghe e amanti).
Oyun e Solongo sono le due protagoniste femminili al fianco dell'eroe, poliziotta l'una, medico legale l'altra. Si ritrovano spesso sole a combattere in un ambiente ostile (e molto maschilista), ma riescono a venirne (quasi, purtroppo) sempre fuori. Di Oyun mi ha colpito l'intelligenza e ammetto di essere rimasta perplessa quando ha deciso di infiltrarsi, unica donna, in un gruppo di motociclisti intenzionati a sbronzarsi.
Solongo invece è una gran donna, saggia, attenta, premurosa, fiduciosa e quant'altro. Il mio personaggio preferito.
Menzione speciale al piccolo Gantulga, Cuore d'Acciaio, che ho trovato simpatico e adorabile.
I 'Cattivi'? Qualcuno è veramente cattivo e spregiudicato. Parlo del 'deus ex machina' a capo di tutto, che si scopre solo a romanzo inoltrato. Così crudele che non si ferma davanti a niente. Gli altri invece, sono più fantocci manovrati da dietro.
Ho detto che il punto forte del libro sono i personaggi e la cultura, ma neanche le indagini sfigurano. La vicenda è complessa, collegata da fili davvero sottili che si congiungono del tutto solo nel finale. Viene da chiedersi se tutto sia possibile, ma è descritto talmente bene che la risposta può essere solo sì.
Lo stile è variabile in relazione al momento narrativo: molto poetico nel descrivere i miti e le tradizioni, più scarno e crudo nelle scene più dure e cruente. In questi casi i termini usati sono forti e possono colpire a fondo le persone più sensibili.
Il finale aperto è un po' scontato. Avrei preferito una conclusione più definitiva, ma pazienza. Leggerò con piacere i libri successivi.

Commenti

  1. Dannato vento... son dovuta uscire proprio il giorno che tirava e le mie difese immunitarie hanno dichiarato la resa la sera stessa >___<
    Sono contenta di leggere finalmente una recensione di questo libro: l'ho notato da una vita in libreria, ma siccome coi gialli sono ancora molto titubante non mi sono mai decisa a prenderlo. Ora le cose potrebbero cambiare.

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    Risposte
    1. A me è piaciuto, ma se decidi di leggerlo preparati perché alcune scene sono forti. L'autore non risparmia descrizioni crude.
      Ho notato anche io che le recensioni scarseggiano e mi dispiace, secondo me meritava molta più attenzione.

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