Recensione: Rebel. Il deserto in fiamme di Alwyn Hamilton

Buona festa della liberazione a tutti!

Titolo: Rebel. Il deserto in fiamme
Titolo originale: Rebel of the sands
Autore: Alwyn Hamilton
Edizione: Giunti
Prezzo: 17,00 €
Trama: Amani non ha mai avuto dubbi: è sempre stata sicura che prima o poi avrebbe trovato una via di fuga dal deserto spietato e selvaggio in cui è nata. Andarsene è sempre stato nei suoi piani. Quello che invece non si aspettava era di dover fuggire per salvarsi la vita, in compagnia di un ricercato per alto tradimento.
Tiratrice infallibile, per guadagnare i soldi necessari a realizzare il suo sogno Amani partecipa infatti a una gara di tiro travestendosi da uomo. Tra gli avversari, il più temibile è Jin, uno straniero sfrontato, misterioso e affascinante. Troppo tardi Amani scoprirà che Jin è un personaggio chiave nella lotta senza quartiere tra il Sultano di Miraji e il figlio in esilio, il Principe Ribelle. Presto i due si troveranno a scappare attraverso un deserto durissimo e meraviglioso, popolato di personaggi e creature stupefacenti: come i bellissimi e pericolosi Buraqi, fatti di sabbia e vento ma destinati a trasformarsi in magnifici destrieri per chi abbia l'ardire di domarli; i giganteschi rapaci Roc; indomite donne guerriere dalla pelle color oro e sacerdoti capaci di leggere i ricordi altrui nell'acqua... Quando Amani e Jin si troveranno di fronte alle rovine di una città annientata da un fuoco di calore innaturale capiranno che la posta in gioco è più alta di quanto pensassero. Amani dovrà decidere se unirsi alla rivoluzione e capire se davvero quello che vuole è lasciarsi alle spalle il suo deserto.

Voto: 3/5 (6/10)
Questo libro mi ha lasciato molto indecisa sul voto finale. L'ho trovata una storia carina, scorrevole, piacevole da leggere ma niente di più.
La trama è abbastanza lineare, anche troppo (semplice è la definizione che mi sembra più attinente), coerente, ma senza 'scossoni'. Questa è la prima cosa che non mi è piaciuta: i personaggi sembrano non rischiare mai veramente. Le soluzioni sono intuibili e le situazioni non sembrano mettere veramente alla prova i protagonisti. Inoltre, anche se loro, ovviamente, non sanno che se la caveranno con poco, non trasmettono emozioni molto forti: la paura, il disagio, l'ansia sembrano tutte superficiali, come se stesse capitando a qualcun'altro e non a loro.
Ciò che più ha abbassato il voto, però, è stata la costante e fortissima impressione di 'copiato'. Non il semplice, e comunque fastidioso, 'già sentito', ma proprio copiato.
Amani mi ha fatto subito pensare alla Katniss di Suzanne Collins (Hunger Games) e alla Nihal di Licia Troisi (Cronache del Mondo Emerso) solo brava con la pistola anzichè con arco o spada. Il duello iniziale ricorda la prova che sostiene Nihal. Jin non ha niente di diverso dalle migliaia di coprotagonisti di libri simili. Il viaggio ne ricorda tanti altri (ma senza lo stesso mordente). L'ambientazione mi ha fatto pensare alla serie Grisha, solo con il deserto al posto del ghiaccio e, proprio come la serie di Leigh Bardugo evoca chiaramente la Russia e la Siberia, questa sembra chiaramente raccontare i paesi arabi, solo con un leggero velo che sposti il genere da urban fantasy a fantasy. Neanche la cultura e le leggende presentano un minimo di originalità. L'Ultima Contea sembra il dodicesimo distretto del mondo di Hunger Games con il ferro invece del carbone e anche il fatto che il ferro inibisca le creature sovrannaturali o le renda mortali sono sicurissima di averlo già letto altrove. Shazad ricorda la donna guerriero di Nessun dove (Neil Gaiman)
Per non parlare della trama in generale. Intuivo costantemente cosa sarebbe accaduto dopo e come sarebbe andata a finire in generale.
Questo ha tolto tutto il fascino (e molti voti) al libro.
Stessa cosa con lo stile in cui è scritto: semplice, piatto, senza rifiniture. Vocabolario strettissimo e immagini già viste e sentite. In talune descrizione ho scorto un pallido tentativo di imitare Le mille e una notte, ma senza riuscire a raggiungere la stessa forza evocativa e lo stesso fascino ammaliante.
Lo so, il libro andrebbe preso come storia a se stante e difatti ho precisato che è carino, scorrevole e piacevole. Purtroppo io non sono riuscita a separarlo da tutte le letture che lo hanno preceduto.
Neanche da dire che io sia una lettrice assidua del genere e quindi ormai ho letto di tutto, perché la mia comfort zone è tutt'altro genere.
Visto che comunque non mi è dispiaciuto leggerlo, probabilmente concederò una possibilità al suo seguito, nella speranza che trovi una sua originalità. In ogni caso sarà sicuramente una lettura veloce.

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