Recensione: Agatha Raisin e il veterinario crudele di M. C. Beaton



Titolo: Agatha Raisin e il veterinario crudele
Autore: M. C. Beaton
Edizione: Astoria
Prezzo: 15,00  €
Trama: Agatha Raisin, una cinquantenne imperfetta e per questo adorabile, che ha deciso di chiudere la propria società di PR per ritirarsi in campagna, è in dubbio se restare a Carsely o abbandonare tutto e tornare a Londra. La vita nei Cotswolds è un po' noiosa e i suoi tentativi di ammaliare James Lacey, il suo affascinante vicino, falliscono uno dopo l'altro. Nel frattempo scopre che in paese è arrivato un nuovo veterinario, nella cui sala d'aspetto c'è sempre una lunga fila di donne... Un po' per competizione, un po' per far ingelosire James, Agatha porta il suo sanissimo gatto a fare una visita e ne esce con un invito a cena. Ma la storia dura poco perché il veterinario muore in seguito a un incidente. Morte accidentale o omicidio? L'unico modo che Agatha trova per riallacciare i rapporti con James è quello di convincerlo che giocare ai detective può essere divertente. Il gioco comincia...


Secondo appuntamento con la detective improvvisata più anomala che abbia mai trovato.
Questa volta Agatha è alle prese con la morte di un affascinante veterinario. Affascinante e crudele. E' ciò che realizza la protagonista nel giro di poche chiacchiere (eh il paese è piccolo e la gente...) e comincia a sospettare che non sia stato un incidente come ritiene la polizia.
Intuito fuori dal comune?
Macché, la verità è che la signora Raisin si annoia a morte nel piccolo paesino di campagna e così basta un niente perché la sua fantasia si accenda. Certo, poi si scopre che ha ragione, ma ciò che muove tutto l'apatia di quella vita cui non si è ancora adattata.
Stavolta però, ha pure un compagno, che le è sfuggito finché lei gli ha dato una caccia sfrenata, ma che si è calmato e avvicinato quando i suoi pensieri si sono volti altrove.
La trama non è originalissima, né particolarmente esaltante, però coinvolge, soprattutto per la verve dei protagonisti che fanno ridere e hanno trovate al limite del folle.
L'avventatezza la fa da padrona, nonostante i povero Bill Wong, il poliziotto, provi in tutti i modi a tenere i due lontano dai guai.
Il finale ripete un po' lo schema del primo libro, con Agatha che fa l'unica cosa che non dovrebbe fare, dimostrando di non aver imparato niente dalle passate esperienze.
Nonostante sia il secondo di una serie, il libro è godibilissimo anche da solo. Non ho trovato elementi incomprensibili per chi non avesse letto il primo. Chi invece lo ha fatto, assiste ad alcuni cambiamenti, soprattutto nei pensieri della protagonista, che ancora non si adatta bene al paese, ma si ritrova a non stare bene neanche nella sua amata Londra.

Personaggi: Agatha, c'è da dirlo? Una moderna signora in giallo, indiscusso tributo ad Agatha Christie e la sua Miss Murple, ma assolutamente moderna e agli antipodi rispetto alla pacata nonnina. No, Agatha Raisin è la detective più disastrosa che abbia mai incontrato (anche se efficace) e anche la più... pittoresca per così dire. Impicciona, imprudente, avventata, indossa la cosa sbagliata al momento sbagliato, le scarpe sbagliate al momento sbagliato, dice la cosa sbagliata al momento sbagliato, fa la cosa sbagliata al momento sbagliato. Per questo è adorabile. E' la vicina di casa che tutti vorrebbero... per il proprio nemico. O per la suocera.
James mi piace già meno. Non sarebbe un brutto personaggio, ma le sue reazioni alle attenzioni femminili e le sue manie di persecuzione gli fanno perdere qualche punto. Più che un cinquantenne sembra un quindicenne. Da un lato diverte, dall'altro irrita un po'.
Bill Wong è l'emblema della pazienza. Nonostante minacci sempre Agatha, alla fine non interviene mai in maniera troppo dura, ma si limita a rimproverarla e a tenerla d'occhio.
Le altre figure, per la maggior parte femminili, rappresentano un po' tutti gli stereotipi delle signore di paese: un po' pettegole, un po' altezzose, un po' troppo perfette all'apparenza, meno quando si scava un po' più a fondo.

Stile: Fresco e diretto si adatta perfettamente alla storia e al carattere della protagonista. Le descrizioni sono parche e usate al momento giusto per definire le scene. Linguaggio corretto. Il libro è in terza persona, ma i pensieri dei personaggi sono piuttosto presenti permettendo al lettore di immedesimarsi in loro o di capire ciò che provano. Linguaggio pulito, nonostante Agatha non sia proprio una signora .... finissima.

Giudizio finale complessivo: Un racconto divertente, poco impegnativo, che talvolta mi ha fatto ridere fino alle lacrime (la scena del bagno ho dovuto raccontarla anche al marito che mi guardava sconcertato) anche senza coinvolgermi al massimo.
La trama non è intrigatissima e le riflessioni dei personaggi guidano troppo il lettore per permettergli di giocare al detective, ma il libro resta comunque piacevole. Per ora è ben lontano dalla scrittrice cui vuol rendere omaggio, ma non credo che sia intenzione di Beaton emulare la Christie.
Il punto forte sono i personaggi, molto reali ed umani, anche se continuo a rimanere perplessa davanti alla fiducia e all'ospitalità mostrata agli estranei.
Voto: 7/10




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