Recensione: 52 gioca o muori di Elmore Leonard


Titolo: 52 gioca o muori
Autore: Elmore Leonard
Edizione: Sperling & Kupfer
Prezzo:   €
Trama: Dopo una breve avventura con la splendida Ciny, Harry Mitchell scopre che alcuni malviventi hanno filmato i loro momenti più "intimi" e, sapendo che quel film potrebbe rovinare per sempre la sua carriera, lo ricattano chiedendo una cifra enorme. Ma, invece di lasciarsi intimorire, Harry parte subito al contrattacco per ritrovare Ciny e smascherare i ricattatori.
Di momento in momento l'azione si fa più serrata: l'uomo si ritrova di fronte ad una pericolosa organizzazione criminale che non esita ad inscenare un agghiacciante assassinio per far ricadere la colpa su di lui.
E' un gioco d'azzardo in cui la posta è sempre più alta, ma Harry è pronto a  battersi fino all'ultimo, con ogni mezzo, con ogni arma...


Thriller un po' datato, ma abbastanza coinvolgente ed entusiasmante.
Tre delinquentelli credono di fare il colpo grosso trovando un pollo che si diverte con l'amante e ricattandolo, ma, ben presto, si rendono conto, che hanno scelto l'uomo sbagliato.
La trama non è di quelle impossibili che sanno tessere alcuni maestri del genere. Si presenta abbastanza lineare con pochi personaggi e, essenzialmente, pochi punti di vista, ma non è un brutto libro.
Ho trovato strani alcuni momenti, come il protagonista che rivela alcune cose a moglie ed avvocato, e poi improvvisamente diventa reticente e taglia fuori tutti.
Alcune parti non sono neanche brillantissime (sul finale avrei qualche obiezione), ma diciamo che i cattivi scelti non sono un gran esempio di mente criminale.
Probabilmente questo è un punto a suo favore, nel senso: il protagonista fa ciò che fa, proprio perché non ha davanti qualcuno che sa veramente il fatto suo. I cattivi fanno la figura dei tonti perché effettivamente lo sono. in questo l'autore è stato piuttosto coerente e la storia ne ha guadagnato.
Ci sono un paio di figure (tipo il sindacalista) a cui viene trovato un ruolo, ma che potevano essere lasciate da parte. O, meglio, vengono inserite perché ad un certo momento il protagnista le sfrutti in un certo modo, ma la loro funzione è così marginale che si potevano risparmiare le parti a loro dedicate e sfruttare di più altri personaggi secondari.

Personaggi: Mitchell, dopo una vita irreprensibile, all'improvviso si trova un'amichetta. E' un brav'uomo, che si occupa della sua azienda, degli operai e di chi gli sta intorno. Nonostante la sua decisione di non farsi mettere i piedi in testa, ho trovato che rimanesse molto umano nei suoi ragionamenti e piuttosto coerente. Forse l'autore abusa un po' troppo del suo intuito, ma è più un parere soggettivo. Per quanto riguarda i famosi tre cattivi, forse l'unico che si salva è Alan, mente del gruppo, che prova fino all'ultimo a proseguire con il piano. Gli altri due vengono seguiti poco e sono immediatamente classificati come lo stupido e il picchiatore. Onestamente l'approfondimento psicologico riguarda essenzialmente il protagonista, mentre gli altri sono standardizzati e carichi di cliché.

Stile: Dal sapore retrò. Pur essendo un thriller mancano del tutto scene troppo cruente come si possono trovare in romanzi più recenti. Anche il linguaggio, perfino nei dialoghi, si mantiene cortese e pulito, a ricordare che una volta dire parolacce era un insulto per chi la riceveva e per chi la diceva. Forse i toni sono un po' piatti, ma il romanzo non annoia. Ottima anche la gestione dei tempi e il numero delle pagine. Vista l'esiguità dei personaggi e la linearità della vicenda ho apprezzato che non ci fossero fronzoli inutili ad allungare il brodo. Pur essendo in terza persona con un narratore occhio dall'alto, l'approfondimento psicologico è quasi esclusivamente del protagonista. Vengono mostrati un po' di più i pensieri di Alan, mentre sugli altri pochi accenni, giusti per definire il carattere e far classificare al lettore il personaggio.

Giudizio finale complessivo: Un thrillerino leggero, quasi più un giallo visti i toni pacati, che mi ha fatto compagnia un paio d'ore e che, nonostante non sia brillantissimo, ho comunque apprezzato. La partita tra ricattato e ricattatori mi è piaciuta e anche se la trama è scontata e citofonata quasi dall'inizio, il sottile gioco messo in atto da Mitchell mi ha coinvolto. Alcune azioni di Alan mi sono sembrate messe lì giusto a sedare i pruriti di qualche lettore, ma alla fine non mi hanno turbata più di tanto.
Tolto questo però, è un libro che si dimentica in fretta, uno di quelli che non lasciano traccia o quasi.
Voto: 6/10


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