Recensione: Il buio scese sull'acqua di Kerstin Ekman
La nostra rubrichetta del Mercoledì per oggi cede il posto ad una recensione. E' scritta dalla Dru anche se postata da me, la consocia grafica ^_^
Vi auguro una buona giornata, carissimi, e buona lettura a tutti!
Dil
Titolo: Il buio scese sull'acqua
Autore: Kerstin Ekman
Edizione: Il sagiatore
Prezzo: 9,50
Trama: In una notte d'estate del 1974, Annie arriva con sua
figlia Mia nel remoto villaggio svedese di Svartvattnet per seguire Dan, il suo
compagno, che vive in una comune. Non trovandolo alla stazione, Annie si
avventura nella foresta con la bambina, ma invece di trovare la comune si
imbatte nei cadaveri di due campeggiatori brutalmente uccisi e scorge una
figura in fuga. Un crimine che rimane irrisolto per vent'anni fino a quando
Annie vede Mia, ormai adulta, nelle braccia dell'uomo che aveva intravisto
nella foresta quella notte.
Le sinossi sono come i bugiardini delle medicine, non andrebbero
mai lette. Questa, come potete vedere, promette momenti mozzafiato, adrenalina,
palpitazioni. In realtà quello che mi sono trovata tra le mani è un libro
paludoso, triste e vischioso. Avrebbe anche un bell'intreccio una buona dose di
personaggi con i loro bravi segreti, una quantità di fili e strade sbarrate
sufficienti a renderlo una vicenda abbastanza verosimile. L'autrice inizia nel
presente, per poi tornare subito a diciotto anni prima, all'inizio della
vicenda. Qui da un quadro generale delle situazioni di partenza di ognuno,
spiegando perché e per come si trovassero in quel luogo quel giorno. Dipana la
vicenda con una buona tempistica, se si guarda solo a quanto intercorre da un
indizio, o informazione, al successivo. Ogni elemento, anche solo accennato,
trova la suo collocazione e spiegazione, rendendolo, di fatto un buon romanzo,
coerente e soddisfacente.
Fine delle note positive, che in realtà sono anche quelle
essenziali. Purtroppo l'autrice ha 'intasato' la trama con troppe digressioni,
descrizioni e riflessioni. Tutte dai toni cupi e negativi. L'azione scompare in mezzo a tutto il pensare
dei personaggi, al rivangare episodi che non aggiungono niente, il prolungarsi
inutile di momenti per cui sarebbe bastato un solo capitolo anziché tutti quelli
che gli sono stati dedicati. Ci sono troppe cose che non sono attinenti alla
trama e che non interessano al lettore. Se si fosse trattato di un libro di
denuncia sulla situazione dei lapponi, mascherato da thriller, avrei anche
potuto capirlo, ma di questa cosa se ne fa appena cenno a fine libro, in una
conversazione che ha poco di attinente con il resto.
L'impressione è che l'autrice stia straparlando per i fatti
suoi senza avere idea di dove andare a parare, poi si ricorda che ha una trama
sotto e butta lì qualche elemento per andare un po' avanti la storia.
Riflessioni su argomenti interessanti, trattate in modo approfondito? Neanche,
alla fine rimane tutto blando e vago, come il mondo al crepuscolo in cui si può
vedere di tutto un po', ma niente di definito.
Personaggi: Tanti e per un thriller sarebbe anche buono, ma
mancano di caratterizzazione. Sono tutti cupi, ai limiti del depresso. Pensano
troppo, ricordano troppo, si fanno troppe domande senza darsi o trovare
risposte. Non ce n'è uno positivo, non c'è un momento allegro, non c'è
determinazione in nessuno di loro. Si fanno trascinare perfino nei pensieri,
che tendono a girare intorno in maniera inconcludente. Non ho provato nessuna
empatia per loro, né al minima simpatia. Per tutto il tempo ho pensato che, da
un paese simile, con persone simili, sarei scappata a gambe levate.
Stile: E' probabilmente ciò che ha dato il colpo di grazia a
questo romanzo. L'autrice ha una scrittura corretta, una buona costruzione
delle frasi, un ottima gestione dei tempi. Ciò che non è andato è il contenuto,
sia per i troppi momenti riflessivi e mnemonici, sia per il senso delle singole
frasi che hanno sempre una connotazione negativa. Ad esempio: se c'è il solo è
quasi sempre soffocante, troppo luminoso, che causa disidratazione e mal di
testa e mette di cattivo umore (il sole?); se c'è il buio è sempre gelido,
umido, che penetra nelle ossa e mette di cattivo umore (mai che ci fosse
qualcuno di buon umore nel libro). Anche le scelte lessicali tendono a dare una
connotazione cupa al racconto. Per finire troppi accenni sessuali, non volgari,
ma sgradevoli, che mi hanno dato un'unica sensazione: sono una fissa
dell'autrice. E non mi è sembrato bello.
Giudizio finale complessivo: Un libro che non mi è piaciuto
e che mi ha anche fatta arrabbiare. Arrabbiare perché la storia, alla fine, era
buona e anche ben condotta, solo che è stata miseramente ammorbata da
inutilità. Fin da inizio libro ho avuto l'impressione di trovarmi in una
palude, con i classici stivali da pescatore, che arranco per uscirne. I piedi
affondati nel fango e ogni passo che comporta tirare verso l'alto, il piede che
si libera a fatica e, una volta libero che già sogna di poter correre leggero,
che affonda di nuovo nella melma arrivando ai limiti dell'intrappolamento.
Un libro, a suo modo faticoso, se lo si vuole portare in
fondo. Non lo definirei neanche noioso, ma pesante sì.
Poi mi han fatto ridere le frasi riportate: 'un thriller
adrenalinico!' (adrenalinico?), 'ciò che i lettori stavano cercando!' (allora
siamo a posto), 'una storia che vi terrà incollati alle pagine' (sì, come le
macchine in mezzo al fango, uguale, uguale). Mentre leggevo sti commenti,
pensavo solo: ma che libro hanno letto? o sono io ad averne letto un altro? Mi
sto ancora chiedendo se non abbia completamente sbagliato la chiave di lettura
prendendo fischi per fiaschi.
Voto: 4/10
Peccato, dalla trama sembrava interessante :(
RispondiEliminaE' la stessa cosa che ho pensato io e per questo la delusione è stata piuttosto forte.
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