Recensione: Eppure cadiamo felici di Enrico Galiano

Bentrovati! Halloween si avvicina, programmate qualcosa? Io sì, pregherò tutti gli spiriti vaganti affinché mio figlio dorma almeno fino alle 7. Se poi dorme fino alle 8 capace che vado pure ad accendere un cero.

Titolo: Eppure cadiamo felici
Autore: Enrico Galiano
Edizione: Garzanti
Prezzo: 16,90€
Trama: Il suo nome esprime allegria, invece agli occhi degli altri Gioia non potrebbe essere più diversa. A diciassette anni, a scuola si sente come un’estranea per i suoi compagni. Perché lei non è come loro. Non le interessano le mode, l’appartenere a un gruppo, le feste. Ma ha una passione speciale che la rende felice: collezionare parole intraducibili di tutte le lingue del mondo, come cwtch, che in gallese indica non un semplice abbraccio, ma un abbraccio affettuoso che diventa un luogo sicuro. Gioia non ne hai mai parlato con nessuno. Nessuno potrebbe capire. 
Fino a quando una notte, in fuga dall’ennesima lite dei genitori, incontra un ragazzo che dice di chiamarsi Lo. Nascosto dal cappuccio della felpa, gioca da solo a freccette in un bar chiuso. A mano a mano che i due chiacchierano, Gioia, per la prima volta, sente che qualcuno è in grado di comprendere il suo mondo. Per la prima volta non è sola. E quando i loro incontri diventano più attesi e intensi, l’amore scoppia senza preavviso. Senza che Gioia abbia il tempo di dare un nome a quella strana sensazione che prova.
Ma la felicità a volte può durare un solo attimo. Lo scompare, e Gioia non sa dove cercarlo. Perché Lo nasconde un segreto. Un segreto che solamente lei può scoprire. Solamente Gioia può capire gli indizi che lui ha lasciato. E per seguirli deve imparare che il verbo amare è una parola che racchiude mille e mille significati diversi.
Ci sono storie capaci di toccare le emozioni più profonde: Eppure cadiamo felici è una di quelle. Enrico Galiano insegna lettere ed è stato nominato nella lista dei migliori cento professori d’Italia. I giovani lo adorano perché è in grado di dare loro una voce. Grazie al suo modo non convenzionale di insegnare, in breve tempo è diventato anche un vero fenomeno della rete: ogni giorno i suoi post su Facebook e i suoi video raggiungono milioni di visualizzazioni. Un romanzo su quel momento in cui il mondo ti sembra un nemico, ma basta appoggiare la testa su una spalla pronta a sorreggere, perché le emozioni non facciano più paura.

Voto: 3,5/5 (7/10)
In questo libro ci troviamo a Pordenone (O forse in provincia) ma potremmo essere in qualunque parte d'Italia, in uno qualunque dei suoi licei (o scuole superiori). Questo perché di Gioia (la protagonista), anzi Maiunagioia, come la chiamano, ce n'è più o meno una in ogni classe, in ogni singola scuola superiore. E se le classi sono solo maschili, c'è di sicuro un Maiunagioia declinato al maschile. Quella persona un po' fuori dal coro che, per vari motivi, viene emarginata e presa di mira.
Io lo sono stata, forse per questo l'ho sentita vicina, con la notevole differenza che io non ho avuto nessun professor Bove che ogni tanto mi tendeva la mano e mi dava un po' di respiro. E non ho incontrato nessun Lo che mi spingesse ad andare avanti.
Sarà per questo che, nonostante i bellissimi spunti di riflessione che la prima parte offre, ad un certo punto ho iniziato ad annoiarmi e a fare fatica nella lettura. Anche l'idea delle parole intraducibili, che invita a riflettere sul peso delle parole e le differenze di cultura, alla lunga perde fascino e interesse.
Per fortuna la seconda parte regala un discreto colpo di scena che incuriosisce talmente tanto da spingere a proseguire in maniera spedita.
Anche qui tanti spunti di riflessione, soprattutto la classica domanda: dove sta la verità?, momenti belli e una scelta difficile, che mi ha colpita e che ho davvero apprezzato. Nel 99% dei libri la protagonista avrebbe scelto l'altra. L'autore è stato bravo ad andare contro gli stereotipi (anche se Gioia lo è) e a motivare la sua scelta.
Carina la storia d'amore anche se non l'ho trovata particolarmente coinvolgente.
Entusiasmante il finale.
Come ho già detto, Gioia è per lo più uno stereotipo: quel personaggio non uniformato, che gli altri non sanno come prendere e allora si risolvono a prenderlo di mira. Forse perché questo ridimensiona la paura che fanno gli outsider.
Anche Lo un po' lo è, ma nel suo caso l'affermazione va presa un po' con le pinze. Ha una caratteristica che lo rende non così comune (per fortuna).
Il professor Bove invece, è quella figura saggia e defilata che in certi libri aiuta sempre i giovani protagonisti inesperti. Il Silente della situazione, per fare un paragone noto. Se sia l'alter ego dell'autore non sono in grado di dirlo.
Sullo stile sono indecisa. A me non è piaciuto, troppo grezzo e immaturo. Di contro, se doveva dare l'impressione di essere scritto da Gioia, allora è perfetto. Spero però di trovare qualcosa di diverso nei prossimi lavori.
Ammetto che con il libro ho avuto un rapporto un po' controverso. Non l'ho amato alla follia, in alcuni passaggi mi ha annoiata, eppure mi ha lasciato tanto. Forse, alla fin fine, va bene così.

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