Recensione: La colpa di Jonathan Kellerman

Libruccio un po' così. 400 e passa pagine di niente. In questi casi mi dispiace per gli alberi.

Titolo: La colpa (Alex Delaware 28)
Titolo originale: Guilt
Autore: Jonathan Kellerman
Edizione: Timecrime
Prezzo: 12,90€
Trama: Una serie di eventi terrificanti si verificano in rapida successione in un quartiere di lusso di Los Angeles. La ristrutturazione di un cortile porta alla luce il corpo di un bambino, sepolto sessant’anni prima. Subito dopo, un’altra macabra scoperta di ossa vicino al corpo di una donna uccisa spinge il detective Milo Sturgis a richiedere l’aiuto dello psicologo Alex Delaware. Ma sembra che neanche la sua vasta esperienza sia sufficiente a disseppellire la disturbante verità legata ai ritrovamenti. L’indagine dovrà scavare nel passato, nella storia d’amore tra un’infermiera e un medico in un ospedale dalla cattiva fama. Ma non solo. Arriverà
a irrompere nel mondo privilegiato e protetto delle celebrità hollywoodiane, che sotto la sua superficie scintillante e frivola nasconde riti violenti e sinistri.
Alex e Milo stanno per confrontarsi con una delle menti più depravate e pericolose con cui
abbiano mai avuto a che fare, in una storia di morte e follia, sognatori e predatori, innocenza
assoluta e colpa profonda. 

Voto: 2,5/5 (5/10)
Ecco uno di quei libri che definisco 'libro fregatura'. Uno che sembra, sembra, sembra, ma, alla resa dei conti, a fine libro, non mantiene le promesse che ha fatto all'inizio (ma neanche quelle nel corso della storia).
Tutto inizia con una vicenda che, nel resto del romanzo, viene tirata fuori sporadicamente, giusto per dare una blanda giustificazione alla sua presenza. E' disgiunta dalla trama principale, e posso tranquillamente accettarlo in un libro, anzi, meglio. Ciò che rimprovero è che non sia stata curata come l'altra. Sembra messa lì solo per allungare il brodo.
Il resto del romanzo non è esente da difetti. O forse ha un solo grande difetto: essere fumo e basta.
E' come se tutto il libro fosse un'enorme preparazione a qualcosa di incredibile, sensazionale, fantastico e poi... e poi niente. Il finale suona più o meno così: il colpevole è lui, arrestatelo. Tre righe e finisce la storia. Come vedere un tuffatore che fa dieci salti preparatori sul trampolino, va sempre più in alto e poi fa il tuffo a candela.
E il mio cattivo? Quello crudele e spietato? A stento lo si vede. Meno di una comparsa. Lo conosciamo per interposta persona. Niente di diretto sui suoi pensieri, sui motivi, sui sentimenti. E' così 'sconosciuto' che neanche si riesce ad averne antipatia, ribrezzo o condanna, come sarebbe giusto. Solo algida indifferenza.
Non che gli altri personaggi facciano battere il cuore. Sono tutti abbastanza anonimi, compreso il protagonista, Alex Delaware. Anonimo, piatto, senza caratteristiche degne di nota. Sì, qualche intuizione un po' più interessante, ma prevedo che cadrà nel dimenticatoio molto presto.
C'è anche Milo, una sorta di coprotagonista, ma le sue comparse sono scarse quasi quanto quelle del cattivo.
Entrambi sono giusto la brutta copia di altri detective più talentuosi e con più appeal.
La scrittura si salva perché è scorrevole e piacevole. Anzi, riesce ad ingolosire molto il lettore che è sempre più curioso e va avanti velocemente. Solo che poi non trova niente. Manca l'intrigo, l'antagonista, qualche colpo di genio, di fortuna o una qualche deduzione brillante. Sembra quasi che l'autore si sia trovato con un'idea fantastica per una parte della storia, ma poi non abbia saputo come concluderla e si abbia attaccato un finale un po' così. Peccato.

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