Rcensione: La ragazza del treno di Paula Hawkins

Per il giorno dei morti vi propongo un libro letto un po' di tempo fa, ma secondo me adatto alla giornata. Soprattutto se siete tornati dal giro dei cimiteri e volete mettervi comodi e al calduccio con plaid e tazza di te. Altro libro di cui si è parlato molto (anche in relazione al film) e che io ho letto molto dopo la sua uscita e il suo successo. Che alla fine mi è sembrato pure meritato.

Titolo originale: The girl on the train
Autore: Paula Hawkins
Edizione: Piemme
Prezzo: 19,50€ - ebook 9,90€
Trama: La vita di Rachel non è di quelle che vorresti spiare. Vive sola, non ha amici, e ogni mattina prende lo stesso treno, che la porta dalla periferia di Londra al suo grigio lavoro in città. Quel viaggio sempre uguale è il momento preferito della sua giornata. Seduta accanto al finestrino, può osservare, non vista, le case e le strade che scorrono fuori e, quando il treno si ferma puntualmente a uno stop, può spiare una coppia, un uomo e una donna senza nome che ogni mattina fanno colazione in veranda. Un appuntamento cui Rachel, nella sua solitudine, si è affezionata. Li osserva, immagina le loro vite, ha perfino dato loro un nome: per lei, sono Jess e Jason, la coppia perfetta dalla vita perfetta. Non come la sua.
Ma una mattina Rachel, su quella veranda, vede qualcosa che non dovrebbe vedere. E da quel momento per lei cambia tutto. La rassicurante invenzione di Jess e Jason si sgretola, e la sua stessa vita diventerà inestricabilmente legata a quella della coppia. Ma che cos’ha visto davvero Rachel?
Nelle mani sapienti di Paula Hawkins, il lettore viene travolto da una serie di bugie, verità, colpi di scena e ribaltamenti della trama che rendono questo romanzo un thriller da leggere compulsivamente, con un finale ineguagliabile. Decisamente il debutto dell’anno, ai vertici di tutte le classifiche.

Voto: 4/5 (8/10)
Si è fatto un gran parlare di questo romanzo, e ha attirato subito anche me. Poi come sempre accade, dopo le lodi sono arrivate le opinioni negative e la mia curiosità si è raffreddata ed ho evitato l'acquisto. Quando l'ho visto in biblioteca però ho deciso di dargli una possibilità e non me ne sono pentita.
"La ragazza del treno" è un racconto atipico dove verità e bugie vanno di pari passo, tanto che, sia per i personaggi che per il lettore, è difficilissimo districarvisi. Solo sul finale si ottiene un po' di chiarezza, ma non per tutto.
Il titolo fa riferimento a Rachel, prima voce narrante ma non l'unica. E' una protagonista che ho trovato diversa dalla maggior parte delle altre. E' alcolizzata e la sua vita è allo sbando. Rivuole a tutti i costi l'ex marito e quando è ubriaca continua a chiamarlo e a dare vita a gesti di cui poi non ricorda niente (e questo è un aspetto importante perché contribuisce a creare il caos tra bugie e verità). Sogna una vita migliore e questo la porta a 'spiare' e immaginare la vita degli abitanti delle case che vede dal treno. L'ho fatto anche io, ma lei va oltre fino a sentirsi 'legata' alle persone che vede dal finestrino.
Una di loro è Megan, che l'autrice presenta come seconda voce narrante. Forse ai fini della vicenda non era indispensabile, i particolari della sua vita potevano venir fuori in altro modo, ma l'ho preso come un parallelismo tra ciò che immagina Rachel e ciò che è successo davvero.
Chi invece ho trovato proprio inutile è Anna. Vero che la sua 'voce' è marginale e nel finale ha un suo scopo, ma è così blando che credo se ne potesse fare a meno. Se proprio devo trovarle un senso, la prendo come un rafforzativo ai comportamenti di Rachel, ma è gestito piuttosto male.
La storia comunque segue un buon ritmo e le rivelazioni sono ben cadenzate. Il lettore acquista la consapevolezza assieme a Rachel nonostante ci siano lievi indizi sparsi per tutto il romanzo.
La tematica è imprevedibile, o almeno io non me l'aspettavo. Sì, c'è l'omicidio e l'indagine, ma il fulcro del racconto è la violenza sulle donne. 
Sinceramente mi è piaciuto il modo in cui la Hawkins ne ha parlato. Non amo la prima persona, ma in questo caso permette al lettore una maggior empatia con le protagoniste, soprattutto con Rachel e le sue sensazioni e stati d'animo.
Il linguaggio non è eccelso, ma appropriato: essendo in prima persona, è scritto come se fosse un racconto privato con ragionamenti spontanei. Ci sono forse un po' di stereotipi (soprattutto per le forze dell'ordine), ma il comportamento della protagonista non invita certo a darle fiducia. Buoni i dialoghi. In certi punti sembrano ripetersi, ma è un effetto voluto che rafforza il circolo in cui Rachel è entrata.
Nonostante la buona impressione che mi ha fatto, temo che sia uno di quei libri che si dimenticano in fretta. Non incide. Ed è anche uno di quei libri che, personalmente, non credo rileggerò.

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